A.G.: "Pronto Andrea, come stai?"
A.P.: Tutto normale, grazie. Del resto lo sai "Pirlo is not impressed".
A.G.: Immaginavo. Carico per il match contro il Barca? Queste, da giocatore, erano le Tue partite.
A.P.: Come ho detto tante volte, da giocatore dipendeva tutto da me, qui in campo scendono i ragazzi, io devo azzeccare la formazione e "fare meno danni possibili", per citare un mio illustre predecessore.
A proposito, dato che saremo un po' corti dietro, forse mi conviene rispolverare qualche concetto di quel signore là, ci vorrà maggiore equilibrio collettivo.
A.G.: Eh, l'equilibrio, brutta bestia. C'è chi dice che questa Juve, la Tua prima Juve, pecchi di equilibrio; qualcuno, addirittura, l'ha definita "un casino organizzato" ( leggiti questo articolo di Nicola Alocin)
A.P. Che dire, devo necessariamente fare un po' di esperienza, me ho le idee chiare.
Forse a volte sembriamo un pochino slegati, ma credo faccia parte del processo di apprendimento di alcuni concetti nuovi.
Ti faccio un esempio: puntare così tanto sulla riaggressione della palla senza avere automatismi perfetti può allungare un po' la squadra, e creare un filo di confusione, ma fidati che nel lungo periodo pagherà.
A.G.: Te lo chiedo sinceramente, non hai paura che giocarTi ora tutti questi bonus possa costarti caro? Sai, qui a Torino sono ben abituati e si deve vincere subito, tempo ce n'è poco.
A.P.: Io sento la totale fiducia del Presidente, che è fermamente convinto della scelta, ma è anche un bel volpone.
Provo a spiegarmi partendo da una sua citazione: "per essere sempre competitivi bisogna saper cambiare prima che sia necessario cambiare" (usò queste parole nell'avvicendamento Marotta - Paratici).
Con il mio arrivo si è voluto dare una svolta, così come con l'inserimento di alcuni giovani, ma è stato fatto in modo scaltro: diciamocelo, godo di grande stima da parte di tutto il mondo Juve e non solo; se c'è qualcuno che il popolo Juventino avrà la pazienza di aspettare, mantenendo i toni bassi, quel qualcuno sono io.
Passo passo vediamo come andrà, nella mia testa il progetto è chiarissimo.
A.G.: speriamo Andrea, speriamo!
Senti, questa sera ti stuzzico un po': me lo spieghi perché questa squadra si mette a ringhiare solo quando è in difficoltà?
Per intenderci: in dieci giochiamo meglio che in undici, andiamo sotto e iniziamo ad attaccare come forsennati, ma in parità numerica o sullo zero a zero sembra che abbiamo un po' il "braccino".
A.P.: vediamo il lato positivo, vuol dire che la mentalità e la voglia ci sono. Credo che la squadra, acquisendo sempre maggiore confidenza e intesa, aumenterà la propria consapevolezza, e saprà dire al suo avversario, sin dal primo minuto: "ehi tu, hai capito contro chi stai giocando? Ora te lo faccio vedere io".
A.G.: Anche su questo ci conto. Ad ogni modo, se lo schema mentale è questo, contro una squadra come il Barca e in una situazione di emergenza simile mi aspetto la bava alla bocca. Te lo dico.
A.P.: Lo dicono in molti, e hanno ragione: queste partite sono le più facili da preparare.
Non ci resta che fare una bella rifinitura e andare a sbranarli.
A.G.: Così ti voglio. Spacchiamoli, tritiamoli, annientiamoli, demoliamoli!
A.P.: E calmati Andre, Pirlo is not impressed. Fatti una birra, e goditi la partita.
Stammi bene.
A.G.: Ciao Andrea.
Avrò davvero parlato al telefono con il mister, o vi sto raccontando un mucchio di cazzate?
Sta a voi deciderlo.
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