Il peccato di Fabio Paratici
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  • Immagine del redattoreElia Robino

Il peccato di Fabio Paratici



Dopo undici anni le strade di Fabio Paratici e della Juventus si separano.


Una notizia che non stupisce quasi nessuno visto il silenzio di società e Paratici stesso, che hanno aspettato l’ultimo giorno utile per ufficializzare un divorzio ormai dato quasi per scontato dagli addetti ai lavori.


Un anno e mezzo fa difendevamo l’ex dirigente della Sampdoria nonostante la rosa messa a disposizione di mister Sarri fosse evidentemente incompleta e non del tutto soddisfacente; il credito inizialmente concessogli è però scaduto proprio quest’anno, quando ai nastri di partenza della Serie A 2020/2021 la squadra si è trovata con gli stessi identici problemi d’organico della stagione precedente.


Doveroso anche citare l’affaire Suarez, indice di un pressapochismo preoccupante a livello metodico da parte dell’ormai ex bianconero.


Senza andare a parlare direttamente dell’esame farsa svolto a Perugia: è risultato preoccupante che una figura che opera abitualmente con cifre nell’ordine di milioni di euro non si sia assicurato che un calciatore potesse essere o meno tesserabile, e poi abbia intrapreso con leggerezza interlocuzioni a livello persino ministeriale, quasi convinto di essere investito da chissà quali forme di immunità.


Per descrivere al meglio l’esperienza da dirigente a tutto tondo di Fabio Paratici scomodiamo nientemeno che Dante Alighieri, nell’anno a lui dedicato.



Dove il Sommo Poeta metterebbe mai messo l’anima del nostro ormai ex DS?


Secondo noi nell’antinferno in compagnia di altri che poterono fare grandi cose ma si risolsero di non scegliere e, in senso allargato, di svolgere giusto il compitino senza anelare a maggiori risultati.


Questa è infatti la grande colpa di Fabio Paratici, quella di tirare a campare più che a rischiare, che per quanto le circostanze – covid, situazione finanziaria – possano essere delle scusanti non saranno mai dei veri propri alibi per giustificare due anni e mezzo di mediocrità.


Vogliamo immaginarlo di fianco a Papa Celestino V mentre -punti dai mosconi- disquisiscono amichevolmente uno del “Gran Rifiuto” e il secondo dell’acquisto di Ramsey a parametro zero, cercando i punti di contatto in due esperienze che potrebbero essere state sicuramente migliori, se solo ci fosse stato un po’ più di coraggio.

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