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Apologia di Fabio Paratici

Non è cosa per molti prendere le redini del mercato di un club dopo anni di ottima gestione da parte di un altro manager. Poi, se il club che ti trovi a dirigere si chiama Juventus, la faccenda si complica ulteriormente. Una piazza abituata a vincere, storicamente molto impaziente, e in grado di limitare i pessimi acquisti in favore di grandi colpi di mercato (almeno secondo la percezione, che nell'epoca della postverità riesce a scavalcare la realtà), è sicuramente il peggior terreno dove misurarsi nella prima esperienza da manager a tutto tondo. Non sappiamo come abbia passato il Natale Fabio Paratici - ci si augura bene -, ma di certo per parecchi tifosi bianconeri una fetta di panettone di traverso all'ex DS blucerchiato non sarebbe stata una brutta notizia. Per molti il mercato della scorsa estate, unito ai rinnovi dei senatori poco prima dell’esonero di Allegri, è stato fonte di feroci critiche nei confronti dello Chief Officer piacentino, accusato dai più di aver fornito a mister Sarri una squadra inadeguata per gli obbiettivi stagionali bianconeri.




Eppure, se si vuol guardare con un po’ di attenzione, è possibile scorgere le linee di un disegno di fondo: in estate sono sbarcati De Ligt, Demiral e Rabiot - rispettivamente 20, 21 e 24 anni. Ora lo svedese Dejan Kulusevski, non ancora ventenne. Sono tutti profili giovani e di carattere - ok, forse Rabiot un po' meno -, affamati di vittorie e con un grande futuro davanti. Insieme a Rodrigo Bentancur, classe 1997 presente dalla stagione 17/18, vanno a formare un futuribile zoccolo duro di campioni che ci si auspica possa fare le fortune del club negli anni a venire. Al giovane e lungimirante presidente Agnelli sarà parsa chiara l'esigenza di intraprendere un processo di svecchiamento all'interno della società e della rosa, e per questo non ha potuto far altro che affidare l'incarico di costruire la nuova leva bianconera all'altrettanto giovane Fabio Paratici. Forse si sbaglierà, forse non si vincerà nulla quest’anno, forse ci vorrà del tempo per carburare, ma dopo anni di usato sicuro, di senatori affidabili sul viale del tramonto e parametri zero non sempre al top, un mercato coraggioso e giovane è proprio quello che ci voleva per dare la scossa ad una società che non sembra ancora aver smaltito le scorie di Cardiff. Dunque buon lavoro Fabio, e ricorda a tutti che Juventus, prima che vittorie, vuol dire - letteralmente - gioventù.

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