Cosa ci aspetta nel 2023?
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  • Immagine del redattoreCarlo Barone

Cosa ci aspetta nel 2023?

Questa domanda, in realtà, ha già avuto un primo accenno di risposta nel momento in cui una partita si è già giocata; nondimeno, la Juventus del 2023 è ancora tutta da scoprire.


Lo spirito che vogliamo dalla Juventus quest'anno è tutto nella faccia assatanata di Milik dopo il decisivo gol alla Cremonese.

La questione dirigenziale


È forse ciò che lascia più interrogativi per l’anno nuovo. L’intero C.d.A. dimissionario in blocco a ridosso delle festività natalizie ha fatto scalpore, ancorché la pioggia di teste fosse richiesta popolare da tempo: Andrea Agnelli in primis era infatti inviso a larga parte della tifoseria e agli azionisti da tempo, e per la politica apertamente ostile al mondo ultras, e per una gestione dirigenziale e amministrativa rivedibile a dire poco.


Io stesso espressi, tempo addietro, la speranza che il rinnovamento del comparto dirigenziale fosse indice di ripresa: per quanto il primo periodo sia stato positivo, tuttavia, la gestione Arrivabene si è rivelata non priva di difetti. Spicca in particolare, il post Dybala: la scelta di non rinnovargli il contratto era stata vista come coraggiosa, ma a posteriori stona molto con parecchi degli acquisti fatti – Pogba su tutti, che di fatto incarna tutti i “contro” al rinnovo della Joya, in termini di infortuni, stipendio percepito, etc...


Sull’operato di Cherubini in realtà c’è poco da dire: è un tratto tipico dei DS juventini avere un orizzonte più limitato di una funzione arcoseno, anche se l’ingerenza di Allegri nel suo operato sembra palese – difficilmente un DS non affetto da gerontofilia manderebbe di sua sponte un giovane carico a pallettoni e già “rodato” come Rovella a Monza per prendersi un tamarro ventottenne, dall’ingaggio faraonico, con il freno a mano palesemente tirato per tenersi per i mondiali e con la voglia di giocare a calcio in generale pari a zero. Detto questo, era lecito aspettarsi un minimo in più di voce grossa da parte sua – dopotutto, è comunque lui il DS.


Per quel che concerne il futuro, ora come ora, è abbastanza difficile formulare previsioni, dirigenzialmente parlando: Scanavino, Ferrero, ecc... sono nomi che sanno molto di traghettamento, ancorché siano persone in orbita Juve da più tempo di quanto il tifoso medio possa sospettare. Probabilmente dal 18 gennaio, ossia quando si insedierà il nuovo Consiglio d’Amministrazione, sapremo qualcosa in più.


Ciò che possiamo aspettarci è una strategia dirigenziale sicuramente più prudente di quella passata, magari meno incline ad attirarsi addosso riflettori e le attenzioni di vari organismi di controllo. Anche la quotazione in borsa sarà un aspetto da rivedere, in termini di rapporto costi-benefici. Infine, anche l’immagine della Juventus va “ripulita”: l’ultima volta che il “sentimento popolare” ha agito, infatti, non è finita benissimo. Per fortuna che, diversamente da allora, l’Inter non è terza...


La questione tecnica


Allegri ha, parzialmente, recuperato quotazioni: siamo comunque a sette vittorie di fila, una buona serie di clean sheet ottenuti grazie a una ritrovata solidità difensiva, e qualche automatismo di gioco si intravede.


Tuttavia, un vero e proprio gioco continua, ancora, a latitare, e la gestione delle risorse in rosa è stata al limite del tragico: la schiera di giovinastri scalmanati carica a pallettoni c’era già a inizio anno, ma è stata lanciata solamente quando tutto era perduto, mentre prima ci siamo “goduti” la solita parata di vecchi “affidabili” e giocatori “pronti” per settimane senza che ciò portasse al benché minimo miglioramento.


Non possiamo dire che sarebbe andata diversamente, ma un conto è “sprecare” tempo facendo giocare gente giovane e inesperta per far fare loro le ossa e magari costruire qualcosa di potenzialmente interessante. Altra storia è perdere tempo per mesi dietro ai soliti noti, nella vana speranza di raddrizzarli, per poi “spintaneamente” inserire qualche elemento nuovo quando si è con le spalle al muro.


In campionato, la situazione è sicuramente dignitosa: in più, il passo falso del Napoli a Milano pone la vetta a “solo” sette punti di distanza. È difficile che il Napoli visto finora perda tre partite in più della Juventus, ma staremo a vedere.


Insomma, quasi niente di nuovo sotto il sole, sennonché, appunto, la situazione di classifica e squadra sia di certo meno tragica di quanto potesse apparire qualche tempo fa: la macchia dell’eliminazione dalla Champions resta ed è gravissima, ma c’è un’Europa League da onorare al massimo. Fortunatamente, già nel primo sorteggio molte delle big e mine vaganti si scontreranno fra di loro, eliminando subito molte potenziali insidie in un eventuale prosieguo. Tuttavia, il primo ostacolo si chiama “Nantes”, e le recenti campagne europee della Juventus insegnano che nessun avversario va sottovalutato. Speriamo che Allegri se ne ricordi...


Infine, non possiamo non auspicare un cambio nel comparto fisioterapico: “la pausa servirà a recuperare gli infortunati” si diceva, e invece siamo riusciti nell’impresa di avere anche più gente rotta di prima. Sinceramente, viene da chiedersi se Folletti l’abilitazione al mestiere l’abbia trovata nelle patatine, una situazione del genere a questi livelli è grottesca. Al di là di casi come Pogba, alla Juventus si ha sistematicamente una prognosi più lunga del 25-30% rispetto alla media su qualsiasi infortunio, per una semplice botta un giocatore rischia di star fuori un mese.


LA QUESTIONE “SQUADRA & MERCATO”


La squadra, così com’è, non è così disastrosa, seppure con lacune. Il rinnovamento dirigenziale ha portato a un’infinità di comunicati che suggeriscono immobilità sul mercato, financo comprensibile; tuttavia, un giocatore per la fascia destra è da prendere, senza se e senza ma: Barbieri e Aké, per inesperienza e ruolo, non hanno ancora i galloni per reggere l’impegno, e Cuadrado è impresentabile.


In questo senso, piuttosto che un titolarissimo servirebbe un ricambio affidabile, visto che tante delle critiche rivolte al Panita vengono dal fatto che, nonostante l’età pensionabile, debba giocare trecentoventisette partite alla settimana per mancanza di ricambi - a proposito, good game a chi ha voluto rinnovare De Sciglio perché “è affidabile e fa entrambe le fasce”, lui sì che è un ottima riserva.


Ci sarebbe poi necessità di un ulteriore centrale, visto che l’ennesima svolta in corsa di Allegri ha portato a un 3-5-2 che sì, dà certezze, ma che al contempo evidenzia molte delle succitate lacune. Il trio verdeoro Danilo-Bremer-Sandro può durare, ma Bonucci, Rugani e Gatti non sono riserve affidabili per più motivi. In questo senso, il Bayern è riuscito a tesserare con contratto semestrale il trentaduenne Blind – occasioni di questo tipo noi non riusciamo veramente a coglierle mai...


Per il resto, la squadra c’è: seppure con più ritrosia di quella che ha un vecchio ad andare più forte dei settanta all’ora in macchina, Allegri si è deciso a lanciare qualche elemento giovane che lo sta ripagando con prestazioni non esenti da critiche, ma tutte contraddistinte da voglia, grinta e tecnica. Palcoscenici più probanti serviranno, ma, almeno in quello, il futuro appare roseo.


CONCLUSIONE


Le incognite sono tante, le soluzioni anche. La speranza è che tutto vada per il meglio.

Vogliamo quindi citare il compianto Gianluca Vialli, che prima di uno scontro diretto negli anni del dualismo col Napoli di Sarri, disse: “Posso essere sincero? [...] Direi che, se quelli del Napoli sono più bravi, è giusto che vincano lo scudetto, ma devono venire qui in casa nostra, a dimostrarcelo. E, da parte nostra, il nostro dovere sarà quello di non mollare mai un c***o. Fino. Alla. Fine. Come samurai.”

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