Weston McKennie è il primo colpo della nuova Juventus targata Andrea Pirlo. L'ormai ex giocatore dello Schalke 04 andrà rinforzare il lotto di centrocampisti a disposizione dei bianconeri, donando nuova linfa ad un reparto che necessitava una rivoluzione. Dopo l'arrivo di Arthur dal Barcellona e le uscite di Matuidi e Pjanic, oltre a quella probabile di Khedira, la nuova mediana comincia a prendere forma.
McKennie tuttavia non è un profilo noto ai più. La maggior parte dei tifosi, juventini e non, da ieri si interroga su che tipo di giocatore sia l'americano e su quale potrebbe essere la collocazione tattica all'interno dello scacchiere di coach Pirlo. Proviamo a dare una risposta partendo dalle origini.
Il lato economico
Era dall’uscita dalla società di Marotta che non si vedeva nel mercato della Juventus un disegno logico e coerente, troppo presi dei problemi di bilancio e dal mercato delle occasioni per poter seguire un filo conduttore tecnico oltre che economico nella scelta dei giocatori da portare alla Continassa.
Quest'inverno un primo spiraglio di luce è stato l’acquisto di Dejan Kulusevski – dimostratosi miglior under 21 del campionato appena concluso – e oggi il quasi compiuto acquisto di McKennie.
Un’operazione passata sottotraccia e rimasta nascosta alla stampa fino ai dettagli, dimostrazione che siamo ancora capaci di lavorare senza far trapelare troppo al di fuori dal fortino dirigenziale bianconero.
Sì parla di 3 milioni di prestito oneroso e diritto di riscatto a 18 milioni. Complessivamente 21 milioni per un ventiduenne con già una buona esperienza sia in un campionato di livello che nella nazionale maggiore.
Finalmente Paratici mostra di nuovo le qualità che lo avevano contraddistinto nella sua avventura duale con Marotta: scaltrezza, attenzione ai campionati esteri e verso i giovani con un’operazione logica, a buon mercato e in linea con le necessità di rinnovamento in una rosa vecchia, logora e anche – diciamocelo – un po’ sazia.
La linea è tracciata, non resta che seguirla.
Grazie Fabio, finalmente ci vedo una logica.
Il giocatore: Weston McKennie, un texano in Germania
Weston McKennie nasce a Little Elm, cittadina nella contea di Denton in Texas, il 28 Agosto 1998; il padre è un militare e quando gli viene proposto di scegliere tra Alaska e Germania come nuova sede del suo lavoro senza indugio sceglie Kaiserslautern. Weston ha solo sei anni al momento del trasferimento e si ritrova catapultato in una realtà completamente opposta a quella americana.
In Germania infatti lo sport nazionale è il calcio, non il basket né tanto meno l'amato football. Tuttavia dopo un iniziale ambientamento il ragazzino si mostra subito portato per il calcio tanto che in una delle prime partite giocate con la maglia dell'FC Phönix Otterbach segna addirittura 8 gol tra l'incredulità generale. Il suo allenatore del tempo, David Muller, non ha dubbi: "E' un ragazzo speciale, non ha paura delle responsabilità, farà carriera".
Mai parole furono più veritiere. Il ragazzo a 9 anni torna nel nativo Texas e, accantonato il football per cui mostrerebbe anche un discreto talento, sceglie l'offerta dell'FC Dallas che lo inserisce nella sua Academy.
Il 2016 è tuttavia l'anno della svolta della sua carriera. Rifiuta l'estensione contrattuale della squadra texana (la nota Homegrown Player Rule della MLS che permette di firmare a cifre vantaggiose ragazzi cresciuti nel vivaio) e ritira anche la lettera di intenti per la carriera universitaria.
Le motivazioni dietro questa scelta sono chiare: diventare un professionista in Germania, precisamente a Gelsenkirchen con la maglia dello Shalke 04.
Le giovanili e l'esordio in prima squadra
McKennie torna nella sua Germania e ci mette ben poco a farsi notare. Nelle giovanili del club della Renania rimane infatti solo un anno, giusto il tempo per far capire a tutti di essere di un'altra categoria. Finisce sotto la lente degli scout di mezza Europa ma lo Schalke decide di puntare forte sul giovane americano e lo lancia in prima squadra facendolo esordire contro l'Ingolstadt 04.
Nella stagione 2017/18 gioca 25 partite in prima squadra, a 19 anni, mettendosi in luce come uno dei giocatori più duttili dell'intera rosa. McKennie infatti viene schierato in qualunque ruolo del centrocampo sempre con ottimi risultati. Gli infortuni, sopratutto quello al collaterale, ne impediscono un impiego maggiore ma non ci sono dubbi: è Weston l'uomo su cui puntare a centrocampo.
Domenico Tedesco lo colloca al centro del progetto dopo averne apprezzato le qualità nell'annata precedente e così McKennie si toglie la soddisfazione anche di esordire in Champions League e persino di segnare nella massima competizione europea contro la Lokomotiv Mosca.
Cambia l'allenatore, via Tedesco dentro Wagner, ma non la sostanza: McKennie è imprescindibile. Il serio infortunio alla spalla lo tiene fuori per un mese tra Dicembre e Gennaio ed il centrocampo dello Schalke ne soffre in maniera indicibile: manca il raccordo tra le fasi e l'equilibrio che solo lo statunitense riesce a dare. La pandemia complica non poco le cose ma al rientro il ventunenne texano offre ottime prestazioni e contribuisce alla salvezza della sua squadra.
Che giocatore è Weston McKennie e cosa può dare alla Juve?
L'americano, primo nella storia del club, è un giocatore che alla Juventus serviva. Dall'addio di Pogba, e da quello recente di Matuidi, i bianconeri non avevano avuto centrocampisti forti fisicamente abili nel recuperare palloni e nel far ripartire l'azione in maniera rapida, il ventiduenne di Little Elm può sopperire a buona parte di queste lacune.
L'americano infatti con i suoi 185 cm x 85 kg rappresenta per fisicità quel profilo che da anni latita nella mediana juventina. McKennie unisce queste importanti qualità fisiche a doti atletiche degne di un wide-receiver della NFL. L'atletismo e la corsa sono due delle sue più spiccate qualità; come da sua stessa ammissione è un giocatore perlopiù difensivo: la sua intensità e la grinta che mette in campo lo hanno reso idolo dei tifosi in qualunque squadra abbia giocato; tuttavia McKennie ama anche inserirsi, soprattutto nei corner, per colpire di testa sfruttando l'estrema facilità di salto (3 dei suoi ultimi 5 gol sono arrivati di testa).
L'altra caratteristica che spicca nel ventiduenne ex Schalke 04 è la sua duttilità. Il suo ruolo ideale è quello di mezzala ma, tanto in nazionale quanto in Germania, ha ricoperto ogni ruolo del centrocampo preferendo quello di vertice basso di rottura e rapida impostazione in una mediana a due. Tuttavia in situazioni di emergenza ha anche giocato da difensore centrale e da terzino destro oltre che da trequartista e, nei finali di gara, da attaccante boa. Insomma un vero e proprio tuttofare.
E' un abile ruba-palloni. Intelligente nel leggere le linee di passaggio e irruento al punto giusto nei contrasti ( 8 ammonizioni in 28 partite ne sono la riprova). Con 2 palloni recuperati di media a partita è, dietro Declan Rice, il secondo miglior u23 d'Europa nella specialità. Oltre ad essere uno dei pochissimi u23 ad avere giocato almeno 5000 minuti (Hakimi, Sancho, Havertz, Upamecano e Pulisic gli altri) in Bundensliga.
Non è un centrocampista goleador. In 75 partite ufficiali con lo Schalke ne ha segnati 4, tuttavia ha un tiro molto potente ed è bravo con entrambi i piedi pur prediligendo il sinistro. In fase di impostazione è ottimo nei passaggi corti (80% di precisione) meno nei lanci lunghi e nei cross.
Se volessimo fare un paragone potremmo dire che McKennie è il giocatore che più somiglia a Thomas Partey. Il mediano dell'Atletico Madrid è più difensivo e dinamico ma meno atletico e meno forte di testa del futuro bianconero.
Con il suo prossimo acquisto la Juventus segue quella che, visti i recenti movimenti, pare essere la nuova linea societaria; giovani di talento già affermati. McKennie è un talento da sgrezzare e da sviluppare nella maniera giusta ma per cifre e possibilità di impatto è un colpo d a 10 e lode.
L'impegno sociale e l'attivismo politico
Mckennie tuttavia ha fatto parlare di se, tanto e bene, anche fuori dal rettangolo di gioco. In occasione infatti del tragico omicidio di George Floyd il 30 Maggio a Minneapolis, McKennie è stato uno dei primissimi giocatori di calcio in Europa a mostrare pubblicamente sostegno al movimento Black Lives Matter inginocchiandosi prima delle partite con il celebre pugno in alto e con una fascia al braccio con scritto " Justice for George Floyd"
Gesti importanti che gli sono anche valsi qualche richiamo dalla Bundensliga prima che la stessa facesse pubblicamente marcia indietro sull'accaduto.
Celebri sono anche le sue parole di critica contro Donald Trump ed in generale contro l'establishment statunitense. McKennie in campo come fuori non è una persona che si nasconde.
Ora spetterà solo al campo, giudice giuria e boia di ogni calciatore, l'ardua sentenza. Nel frattempo i tifosi possono iniziare a godersi questo ragazzo tanto giovane quanto maturo, pronto al grande salto europeo.
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