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Tutto in una notte.

Immagine del redattore: Frank LenardonFrank Lenardon

Aggiornamento: 7 ago 2020

Mancherà l’urlo “The Champions” del pubblico, ma l’inconfondibile colonna sonora della UEFA Champions League suonerà ancora una volta all’Allianz Stadium in questa pazza stagione 2019/20. Una stagione che, se vogliamo, passa tutta attraverso questa gara.


È passata un’eternità da quel 26 febbraio, un gelido mercoledì sera, reso ancor più pungente da quell’1-0 in francese che già allora suonò come una chiamata all’impresa in vista del ritorno. Pensiamo a tutto ciò che abbiamo passato e stiamo passando: i mesi di lockdown, la ripresa del campionato, la brillantezza delle prime partite fino al 65' minuto di San Siro, le gare in sofferenza, i tre punti con la Samp, la festa dopo la Roma; ma anche l’infortunio di Dybala, di Douglas Costa, la spalla di De Ligt che cigola, il Lione che da maggio prepara esclusivamente questa partita, la preoccupazione di Maurizio Sarri: <<mi ha colpito il fatto che stanno molto bene fisicamente, stavano molto bene anche durante i supplementari e questo m’ha colpito molto>>.

Proprio per il tecnico toscano questo match è il vero crocevia della stagione. Da settimane gran parte della stampa vede il suo futuro lontano dalla Juventus, quella stessa società che lo ha nominato timoniere la scorsa estate con l’obiettivo di abbandonare la dritta e monotona autostrada per la vittoria privilegiando una via panoramica, votata all’estetica, per raggiungere i medesimi traguardi.


Qualunque persona dotata di intelletto comprenderà bene come un simile cambiamento possa richiedere anche un paio di stagioni per iniziare ad avere risultati tangibili, ma in Italia si sa altrettanto bene come la pazienza e la lungimiranza per il futuro siano troppo spesso sacrificate sull’altare del presente. La società ha ribadito la fiducia nei confronti del Mister, ma non è detto che non torni sui propri passi in caso di una prestazione scadente da parte della squadra con conseguente eliminazione dal torneo più prestigioso d’Europa.

Nonostante le voci maliziose, è doveroso da parte nostra avere fiducia in uno staff che nonostante la particolarità della stagione, gli infortuni e il cresciuto livello degli avversari, ha guidato la squadra in testa al girone di Champions League, in finale di Coppa Italia e al primo posto in Serie A, conquistando il nono scudetto consecutivo.

Di certo i transalpini dal canto loro arriveranno alla sfida in condizione migliore, condita dal rientro del loro uomo di punta Memphis Depay, ma la Juventus ha avuto comunque una settimana di tempo per preparare la gara, mettere un po’ di benzina nelle gambe e soprattutto nella testa.

La lotta scudetto ha finora sottratto moltissime energie ai bianconeri, in particolare mentali. Troppe volte abbiamo visto gli undici in campo partire forte, spesso andando in vantaggio per poi farsi raggiungere o superare dagli avversari. Questa leggerezza in Champions League si paga a prezzo altissimo, specie contro una squadra arrembante come il Lione.

La truppa di Rudi Garcia, vecchia conoscenza del nostro campionato, con molte probabilità proporrà il loro classico 3-5-2, con la possibilità di abbassarsi al 5-3-2 resistendo per larghi tratti agli attacchi avversari e lasciando alle due frecce Depay-Dembelè gli onori del contropiede, arma che purtroppo ha sempre messo in difficoltà una Juventus che sta ancora metabolizzando la “difesa in avanti” proposta da Sarri.


Proviamo a giocare la gara nella nostra mente: è evidente che si debba partire forte, prima che i transalpini possano schierare “l’autobus davanti alla porta”, non devono minimamente pensare di poter giocare per lo 0-0. Nella gara di andata dopo il vantaggio abbiamo avuto il possesso per tratti larghissimi ma non ci siamo mai resi veramente pericolosi, perciò diventa fondamentale aggredirli e cercare di segnare un gol subito. Sebbene tutto ciò possa sembrare la situazione ideale, è bene tenere a mente (come già detto anche da Sarri) che il Lione è in grado di giocarsi la gara fino ai supplementari, cosa di cui non difficilmente saremo in grado dopo aver giocato quattordici partite in cinquanta giorni ed in vista, ci si augura, dei turni successivi.

La qualificazione va raggiunta il prima possibile, evitando poi l’errore di abbassarsi in area come commesso ad esempio l’anno passato contro l’Ajax: la Juventus ha la tecnica sufficiente per mantenere il possesso della palla lontano dalla propria area, portando gli avversari allo sfinimento.


Sarà questa la chiave giusta per le porte di Lisbona? Per la risposta, pazientiamo fino alle 21:00 di venerdì sera.


È la gara che aspettiamo dalle 23:00 di quel 26 febbraio che tanto ci aveva fatto ribollire il sangue.

C’è qualcuno che si toglie sette anni di età, sentendo quella musichetta che tanto piace e stuzzica nell'animo. C’è qualcuno che vuole staccare il pass per le Final Eight in casa sua. C’è qualcuno che ha messo una X rossa sul calendario, alla data di sabato 23 agosto. C’è qualcuno a cui è sfuggita una scarpa d’oro abbastanza alla portata, tanto quanto il titolo di capocannoniere.

E ci siamo anche noi, che da troppo tempo aspettiamo un oggetto argentato, con due grandi orecchie e dei lussuosi nastri legati ad esse.


La stagione passa da qui. Torino, Allianz Stadium, 7 agosto, ore 21:00.

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