Tu la compri quest'anno?
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  • Immagine del redattoreAndrea Giostra

Tu la compri quest'anno?

Aggiornamento: 25 ott 2019

Mai come quest’anno il tema delle divise da gioco è tornato alla ribalta.

La “rivoluzione” attuata dalla Vecchia Signora insieme ad Adidas per la stagione in corso e la notizia della nuova terza maglia della Nazionale di colore verde e bordata oro (a mio avviso un capolavoro di stile) hanno riacceso il dibattito tra i tifosi. Le esigenze di marketing e la necessità di avviare operazioni di refresh del branding portano le Società ad operare scelte sempre più spiazzanti.

Ma nonostante ciò, alla fine di ogni stagione, il cuore dei tifosi bianconeri (tradizionalisti o avanguardisti) si riempie di qualche nuovo ricordo, inesorabilmente collegato alla casacca indossata dai propri idoli: il colletto svolazzante di Platini mentre siede il portiere avversario, le stellette gialle sulle spalle di Luca Vialli e il numero 7 del marziano di Madeira che troneggia in quel grosso riquadro nero.

La pausa nazionali cade a fagiolo: lasciamo un attimo il calcio giocato, accendiamo la macchina dei ricordi e ripeschiamo alcune delle divise juventine più “iconiche”, alla cui vista i peli sulle braccia ancora si rizzano.

- Stagione 1984/1985, prima divisa: “L'abbiamo comprata per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras”.

Divisa semplice ma stupenda. Un collettone bianco con spacco profondo da cui spuntano i peli sul petto di Cabrini. Scudettone e doppia stella in un’unica toppa cucita sul petto. Il logo Ariston per la Serie A, nuda e cruda in Champions.


Quel Platini sdraiato a terra con un mezzo broncio dopo il gol pazzesco annullatogli in finale di coppa intercontinentale la rende ancor più elegante e sbarazzina.



- Stagione 1997/1998, prima divisa: “Attenzione, Gigi Simoni in campo!”


Quel Juventus – Inter del 26 aprile 1998 ci è costato 22 anni di interviste di Gigi Simoni alla vigilia di ogni derby d’Italia. Poveri noi... Piagnistei nerazzurri a parte (che diciamocelo...a noi fanno anche piacere) questa è un’altra divisa pazzesca. Un inno ai ’90. Riga larga, colletto nero e riporti neri, uno psichedelico fondo nero arrotondato che contiene nome e numero. Un particolare: lo stemma sulla manica sinistra e non sul petto.


Alex e Super Pippo Inzaghi, ad agosto tacciati di essere un attacco troppo “leggero” (in effetti in quella maglia ci navigavano) fanno 59 gol in due. Passo e chiudo.



- Stagione 2015/2016, maglia “third”: “Morata va con il mancinooo!!”.

Ad avviso di chi scrive una delle maglie più eleganti di sempre. Total Black, striscie Adidas sulle spalle, logo, sponsor, nome e numero, tutto dorato. Anche i piedi di Pogba. Unico neo? I pantaloncini neri che diventavano bianchi con una texture in stile “cyber”, più adatta ad un'animazione di una puntata dei Digimon.


A parte ciò credo che ognuno di noi abbia replicato la scivolata qui sotto nel salotto di casa propria.




- Stagione 1983/1984, seconda divisa: “La Juve è qualcosa di più di una squadra, non so dire cosa, ma sono orgoglioso di farne parte”.

Nell’estate del 1983 Gaetano Scirea eredita da Beppe Furino la fascia di capitano e la indossa con una seconda maglia, a suo modo, rivoluzionaria: abbandonato il classico blu tenue in favore di un nuovo completo composto da maglia gialla e pantalone blu, in omaggio ai colori della città di Torino. Campionato, Coppa delle Coppe e Supercoppa.


Il giallo-blu verrà riproposto più volte negli anni, molto “stiloso” ed amato dai tifosi.




- Stagione 2019/2020, divisa “home”: “Be the stripes”.

Con ogni probabilità parliamo della divisa più discussa della storia juventina. Uno schiaffo alla tradizione. Appena vista quella striscia verticale rosa, ero pronto ad estrarre l’ascia di guerra. Ed invece eccomi qui, intento a scegliere le patch da inserire nel mio ordine di acquisto.

Ne ho sentite di ogni: “Giusto così, quella a strisce non la vendi che ai tifosi, dobbiamo espanderci”; “Ah! Quest’anno corriamo il palio?”.

Che la si odi o la si ami, lo slogan sopra riportato, secondo cui le strisce si formano quando giocatori e tifosi si schierano uno a fianco all’altro, mi ha ringalluzzito parecchio. E CR7 la indossa con stile.




- Stagione 2002/2003, prima divisa: “Eh, ci fosse stato Nedved…”

Capitolo autolesionista che avrei voluto evitare, se non fosse che la casacca bianconera con i riquadri rossi della Lotto mi fa letteralmente volare.

L’ovale bianco con all’interno il numero 11, il fascione trasversale nero con sù scritto “Nedved” sono particolari che difficilmente un tifoso scorda.

Girocollo bianco rifinito, pataccone blu “Tamoil” sul davanti. Thuram che sgroppa sulla destra sembra davvero una zebra nella prateria. Camoranesi e Del Piero come sempre scelgono il formato “vestaglia”.

Del resto non parlo ma l’imprecazione di Conte dopo la traversa all'Old Trafford riassumerebbe perfettamente il mio pensiero.



- Stagione 1995/1996, seconda divisa: nessuna citazione. Ripensate al sorrisetto di Jugovic prima del rigore.

E dopo i dolori, le gioie. Credo che tutti, inevitabilmente, si aspettassero questo epilogo.

E non solo perché la divisa blu con le stelle gialle sia la divisa del grande trionfo, ma per il semplice fatto che credo si tratti di una delle casacche più belle mai realizzate in casa bianconera.

Maglia e pantaloni blu, due enormi stelle gialle sulle spalle, colletto blu con finiture gialle, lo stemma non sul cuore, ma nel triangolino che copre lo scollo. Altro gioiello in pieno stile anni ’90. Semplice ed efficace.


I pantaloni non li descrivo per partito preso: Di Livio in mutande e bandana nel prato dell’Olimpico mi ha convinto del fatto che fossero superflui.



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