In armonia, soprattutto jazz, si definisce “tensione” qualsiasi nota sovrapponibile a un accordo base che ne renda più interessante la sonorità; un accordo tipico consta di quattro suoni, usando l’esempio dell’accordo di Do maggiore settima, le quattro note sono Do-Mi-Sol-Si, oppure un La al posto del Si, nel caso in cui si voglia ottenere un accordo di sesta maggiore.
Tutto ciò che si aggiunge può essere “tensione”: una nona, per arricchire l’accordo in modo calmo; una nona minore unita a una settima minore, per dare un carattere instabile e scuro; un’undicesima eccedente per aggiungere una sfumatura esatonale e sospesa; una tredicesima per dare una sfumatura “rotta” al tutto, e così via; tutto questo per dire che un po’ di “tensione” porta sempre a qualcosa, a un’evoluzione e a un cambiamento di percezione su una base già scritta.

In relazione alle recenti vicende della Juventus, viene impossibile non parlare di Dybala. L’autore di questo pezzo ha evidentemente un dente avvelenato con la Joya, ma d’altronde è forse l’argomento più “caldo” nel mondo Juve di recente.
Il riferimento è ovviamente alla polemica non-esultanza dopo il gol all’Udinese, un momento che ha ricordato a tanti la reazione analoga di Higuaín dopo la doppietta a Napoli nel 2018. È lecito supporre che Paolino stesse cercando in tribuna qualche elemento della dirigenza, per esempio Arrivabene, le cui ultime dichiarazioni sanno di “marcia indietro” inopinata dopo che si era arrivati a un accordo verbale praticamente scritto.

La tensione fra i due elementi apre scenari abbastanza inaspettati: si parla addirittura di Dybala all’Inter, cosa che sembrerebbe più fattibile del previsto, oppure continui cambi nelle cifre di questo benedetto rinnovo. Il punto è che questo tira e molla sta diventando tanto stucchevole quanto avvincente, sicuramente più delle vicende di campo.
Guardando la faccenda da un lato puramente artistico, è un copione degno di una telenovela, magari fra un mese si scopre che in realtà Dybala è il fratello perduto di Cherubini, oppure che in realtà fin dall’inizio è stata tutta una macchinazione oscura di McKennie che voleva la villa in collina della Joya, oppure che è tutto un complotto dell’autista del bus che diventerà capo macchinista, ma quella è una brutta storia, “tipica d’a UIL…” (cit.).
Battute a parte, è singolare notare come un elemento di tensione stravolga completamente una sceneggiatura già scritta. Su questo rinnovo s’è detto di tutto e di più, onestamente a questo punto ci si può soltanto godere la scena coi popcorn in mano.

Perché alla fine, anche televisione e cinema sono basati su questo; le vicende umane di per sé sono noiose; come si rendono interessanti? Col conflitto, con la tensione. Quasi tutte le trame di film, serie TV e simili partono con conflitti e situazioni di tensione irrisolte, da un western con due cowboy destinati a bucherellarsi l’un l’altro a colpi di “Colt Peacemaker”, a un gruppo di supereroi che si pone come obiettivo distruggere un prugnone pompato che vuole sterminare l’universo, a un dilemma interiore sul confessare o meno un omicidio per pochi spiccioli.
Non sappiamo quanto sia voluto, ma sicuramente con la Juventus non ci si annoia mai. Certo, esistono film e pezzi jazz belli e brutti, e purtroppo quest’anno sembra essere quel caso… ma sono tutti degni di essere ascoltati e visti.
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