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Immagine del redattoreAndrea Giostra

SOUND OF SILENCE: il rumore assordante di uno Stadium ammutolito.

La partita contro la Lokomotiv Mosca è finita. Una emozionante vittoria in rimonta, gioia e adrenalina sfogate dopo 80’ di grande tensione. La qualificazione alle fasi finali ipotecata. Questa mattina, davanti al mio caffè, rivivo tutte le emozioni provate ieri allo Stadium, con uno strano sorrisetto che si materializza sul mio volto non appena ripenso al tiro a giro della Joya. Ma, nonostante tutto, rimane un piccolo vuoto dentro di me.

Quella di ieri era la mia prima allo Stadium dopo lo “smantellamento” - se così vogliamo chiamarlo - della Curva Sud. Dal secondo anello della Tribuna Nord ho una visione quasi surreale: nessuna bandiera, nessuno striscione, tantissime pettorine gialle in ogni singolo settore della gradinata. Ma, più dell’effetto visivo, è l’effetto sonoro a stordirmi. Alla mia sinistra i russi, rigorosamente a torso nudo - viste le temperature per loro estive - cantano a squarcia gola e danno vita ad un vero spettacolo di tifo. Non mollano letteralmente mai, i tamburi scandiscono i cori, primo e secondo anello si sfidano a chi alza di più la voce. Nessun timore però, resto in trepidante attesa di sentire il muro di suono proveniente dalla Sud, che spazzerà via in un baleno il boato dei tifosi ospiti. Giunti al 60’ capisco che le mie sono vane speranze. Al di là dell’esultanza sui due gol e dei fischi al portiere avversario, lo stadio rimane in un surreale silenzio per tutti i 94 minuti. Qualche misero tentativo di rilanciare un paio di cori provenienti dalla Sud, ma tra latenza e poca convinzione, ogni tentativo si spegne sul nascere. Oggi mi trovo a riflettere sulla situazione. Questo silenzio assordante ha le sue ragioni.

Come sappiamo, le oscure vicende che gravitano intorno ai gruppi organizzati, oggetto dell’inchiesta giudiziaria denominata last banner, incentrata sulle infiltrazioni della criminalità organizzata e sulle attività illecite connesse alla rivendita dei biglietti, hanno convinto la Juventus ad adottare una linea dura, nel tentativo di scardinare definitivamente la torbida rete gravitante sul mondo ultras. La Società bianconera è ovviamente parte lesa in questa vicenda, ed una presa di posizione ferrea deve essere elogiata ed apprezzata, nella ferma convinzione che le Società non possano essere messe sotto scacco da certi individui. Le conseguenze di tale scelta, tuttavia, ricadono sullo spettacolo. Che piaccia o meno, l’effetto “bolgia” era garantito dal tifo organizzato, soverchiato dall’incidere degli eventi. A questo punto, che fare?



Provo sentimenti contrastanti: chi non vorrebbe avere nel proprio stadio una curva simile al "muro giallo” del Borussia Dortmund, o alla “Kop” di Anfield? Una vera e propria bolgia che infiamma i giocatori e li spinge a fare quel centimetro in più dell’avversario? Dall’altro lato però penso: «Il Real Madrid gioca in una specie di teatro, tutti in silenzio a godersi la partita, eppure ha vinto 13 Champions League ed è probabilmente la squadra più blasonata al mondo». Che fine faremo noi? Qual è il nostro destino? Nascerà un nuovo tifo dalle ceneri di questa rivoluzione, o siamo destinati a dire addio per sempre al classico clima da stadio? Ad oggi, nemmeno io lo so.

Sono il primo che, al momento della scelta dei biglietti, predilige sempre la curva Sud, ma le vicende sopraelencate, ed alcuni individui incrociati negli anni, mi hanno messo a dura prova. Credo ci siano tanti tifosi come me in curva, tutti motivati e legati alla squadra, che vogliono urlare il loro amore. Un’idea mi frulla in testa da un po’ di tempo a questa parte, quasi una provocazione: coordinatori del tifo dipendenti della Società Juventus, distribuiti nei settori della Sud, delegati esclusivamente a guidare le operazioni di coreografia e di supporto durante la partita. Persone vincolate ad un rapporto di lavoro a tutti gli effetti, soggetti a responsabilità disciplinare ed al licenziamento in caso di comportamenti non conformi alle regole stabilite. Una scelta fredda? Asettica? Utopica? Forse sì. L’ho detto, vi sto provocando.

Probabilmente perderò la stima dei sostenitori del “tifo ultras” tradizionale, quelli che vivono e credono nel senso di identità di tifoso come sostenitore appartenente ad un gruppo, che possa rivendicare quasi la proprietà della curva. Non me ne vogliano costoro, penso solo ad un modo per tornare a cantare a squarciagola, ad incitare i nostri campioni. Senza dover scendere a patti con pregiudicati, senza il timore di certi individui che guardano in cagnesco dalle prime file - quando non ti minacciano - senza essere obbligato a tacere se decidono per lo sciopero. Ad ogni modo, e la partita di ieri lo ha dimostrato, non c’è rumore più assordante del silenzio di chi vorresti sentire.

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