Pirlo ai raggi X: la genesi di una Juve "europea" ed "entusiasta"
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  • Danilo Ceci

Pirlo ai raggi X: la genesi di una Juve "europea" ed "entusiasta"

È durata poco meno di venti minuti la prima conferenza stampa di presentazione del neo allenatore bianconero Andrea Pirlo. Ad alcuni farà certamente ancora uno strano effetto leggere il nome della leggenda ex-Juve e Milan accanto alla parola "allenatore", ma è il caso che ci si abitui in fretta, perché lui sembra essere già completamente a suo agio.


Ragazzo intelligente, di spessore e forte personalità. È tutto fuorché loquace ma quando parla ha sempre qualcosa di interessante da dire, diplomazia e frasi fatte in successione sono peculiarità a lui sconosciute. Non mancano gli spunti e gli argomenti di discussione che Pirlo ha donato ai media e a tutti gli appassionati di calcio, tifosi juventini in primis. Certo è che lui ha già ben chiare le proprie idee di calcio e i propri principi, e non vede l'ora di applicarli alla sua nuova creatura.


Ad aggiungere atipicità all'intervento del nuovo mister bianconero davanti alla stampa c'è anche quella sensazione di déja-vu, in quanto solo poche settimane fa la presentazione in pompa magna per lui c'era già stata, ma in veste di tecnico dell'Under-23. Poi l'imponderabile. La società sceglie di terminare il rapporto professionale con Sarri - malgrado la conquista dello scudetto numero trentotto - e di passare il testimone proprio a Pirlo, accorciando così in maniera inimmaginabile la sua già programmata promozione in prima squadra. Tutto inatteso e imprevisto, come conferma lo stesso Pirlo:


«Non ho neanche avuto il tempo di pensare al passaggio dall’Under 23 perché è stato tutto molto veloce. Appena mi hanno detto della prima squadra mi ci sono gettato a capofitto. Sono convinto di essere al posto giusto nel momento giusto e non ho avuto altri pensieri».


Una sfida dunque accolta senza remore e con totale entusiasmo dall'ex-calciatore bresciano, il che ci dà anche una più che vaga idea sulla sua grande personalità. Allenare la Juve, soprattutto se non hai alcun tipo di esperienza pregressa, ti espone a molti più rischi di quanti siano i privilegi. La consapevolezza delle pressioni che vestirsi di bianconero comporta, la possibilità di "bruciarsi" professionalmente.


Tutto ciò a Pirlo non interessa, perché lui è sicuro di sé, convinto delle sue qualità ancora inespresse, delle sue potenzialità. Quella self-confidence che rimane nei confini del carisma, senza mai valicarli e sfociare nella presunzione. Quando gli chiedono se si ritiene un predestinato lui risponde così:


«In panchina dipenderà dai risultati (ride n.d.r.), solo quella può essere la cosa che mi è stata (detta) da giocatore e si è avverata. Spero possa esserlo anche da allenatore. Credo nelle mie possibilità e sono sicuro di poterli raggiungere anche da allenatore».


Il leitmotiv della sua conferenza è riassumibile in un'unica parola, usata più volte da lui stesso: entusiasmo.

Prima ancora di ogni discorso tecnico-tattico Pirlo vuole riportare entusiasmo nell'ambiente, quel fattore che lui stesso, da spettatore ancora esterno, ha visto mancare alla squadra durante le ultime annate, in particolare quella appena conclusa. Il punto di partenza deve essere la consapevolezza, con una punta di giusto cinismo, che per tanti calciatori che hanno dato tanto alla causa bianconera in questi anni, si sia esaurito un ciclo. Quando vengono chieste a Pirlo, a tal proposito, delucidazioni sul futuro di Higuain e Khedira - i due principali indiziati a partire - lui risponde così:


«Con Higuain ho parlato, è una persona che ammiro tantissimo. Ha fatto un ciclo importante qui però, parlando anche con il ragazzo, abbiamo deciso che le strade si devono separare. I cicli finiscono e lui è stato messo da parte, ma da persone serie ci siamo parlati negli occhi (e) abbiamo deciso di prendere questa decisione. Khedira è infortunato e vedremo quando starà meglio il da farsi».


Estremamente esplicito sul centravanti argentino, più abbottonato sul centrocampista tedesco, sebbene, chi sa leggere tra le righe, deduce facilmente come il discorso valga per entrambi, così come per qualsiasi altro giocatore non rientri nei requisiti richiesti da Pirlo. Chi farà parte della Juve 2020/21 dovrà abituarsi ad una tipologia di calcio totale, europeo, moderno. Processo già in parte cominciato con Maurizio Sarri ma che richiede di essere sviluppato ulteriormente.


C'è bisogno però che in questo progetto vengano coinvolti calciatori innanzitutto motivati e che abbiano le giuste qualità e caratteristiche per potere esprimere questo tipo di gioco.

La squadra del "maestro" dovrà basarsi su due principi fondamentali:


- Possesso del pallone, con conseguente dominio del gioco


- Riconquista immediata della sfera di gioco una volta persa


Voglia di proporre, di correre, di attaccare e soprattutto di rimediare ai propri errori, qualora vengano commessi. La pigrizia e l'attendismo due fantasmi da cacciare via più lontano possibile.


«Mi piace un calcio di rotazioni, di movimento con gente che abbia voglia di attaccare e voglia e gioia di riconquistare il pallone. Deve essere una cosa mentale su cui lavorare tutti i giorni e che possa essere replicata in partita. I giocatori lo sanno, poi il modello di gioco potrà variare di partita in partita».


Una filosofia di gioco affascinante e ambiziosa che tuttavia non può prescindere dal ripristino di un forte DNA improntato sul lavoro e sulla cultura del sacrificio, del mettersi a disposizione e correre per il compagno. Ritrovare la stessa mentalità che c'era al primo anno di Pirlo alla Juve, quando allora l'allenatore era Antonio Conte, colui che più di tutti, per sua stessa ammissione, l'ha ispirato a percorrere questa nuova strada professionale:


«Magari raggiungere lo spirito di coesione della Juventus di Conte! Avevamo formato una grande squadra con valori e mi piacerebbe riportare questo dna del lavoro, del sacrificio e del lavorare l’uno per l’altro, perché solo così si possono raggiungere gli obiettivi».


Pirlo ammette che questo intento possa essere raggiungibile grazie ad un lavoro di enorme portata sul campo di allenamento, ma non solo. Alla base deve esserci un rapporto soprattutto umano coi giocatori, fatto di dialogo, di presenza costante. Se un calciatore non è pronto a "morire" per te allenatore, non potrai mai conquistare appieno la sua fiducia e lui non ti seguirà. Importante instillare prima di tutto un gran senso d'appartenenza e, perché no, anche alzare la voce e i toni qualora ce ne fosse bisogno.


A tal proposito, chi meglio di Igor Tudor? Sono proprio questi due, oltre al compito di una cura più attenta della fase difensiva, i motivi fondamentali della scelta di Pirlo ricaduta sul croato in qualità di vice. Le idee chiare al neo allenatore bianconero sembrano non mancare anche in ambito mercato:


«Sono l'allenatore ed è normale che voglia un certo tipo di giocatori. Sto parlando con la società, abbiamo degli obiettivi, però non vengo qua a dirli a voi. Sono l'allenatore ed è giusto che abbia certe idee in testa e certi giocatori come obiettivi. Se ci sarà molto da cambiare? No, vedremo».


Dunque nessun nome dato in pasto alla stampa, né alcun identikit dettagliato su ruolo e caratteristiche degli eventuali neoacquisti, che dovranno tuttavia rientrare nei generici requisiti già accennati in precedenza: gente possibilmente giovane, di qualità, gamba e personalità. Uno di questi è già a Torino e si tratta del brasiliano Arthur, centrocampista di costruzione e calciatore di grande tecnica che Pirlo vede utilizzabile in tutti i ruoli del centrocampo: dal regista, alla mezzala, al mediano in un centrocampo a due. Infine la solita, spinosa e maliziosa domanda su Dybala e Ronaldo, alla quale Pirlo risponde in un modo che non richiede ulteriori chiarimenti:


«Con Ronaldo ci eravamo sentiti qualche giorno fa per salutarci e per dargli gli orari degli allenamenti. Poi abbiamo fatto una chiacchierata ieri parlando del passato e del presente ma molto da persone normali, avremo tempo poi nelle prossime settimane per andare sugli aspetti tattici. Dybala non è mai stato un problema, non è mai stato sul mercato, siete voi che a volte mettete in giro certe voci. È un giocatore importante come gli altri, appena rientrerà farà parte del progetto. Se possono giocare insieme? Io ho sempre detto che i giocatori di qualità possono giocare insieme in qualsiasi squadra basta che ci sia sacrificio da parte di tutti. Più giocatori di qualità ci sono e maggiori possibilità di vincere ci sono».


Che altro aggiungere Maestro, in bocca al lupo!

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