Nuovo è sempre meglio
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  • Immagine del redattoreCarlo Barone

Nuovo è sempre meglio

Barney Stinson definisce così una delle sue “only one rule”. Nella fattispecie, il “nuovo” che avanza nella Juventus è la genia di giovinastri scapestrati che si è presa un po’ di spazio nel recente passato.


Innanzitutto, Fabio Miretti, forse l’unico su cui Allegri abbia voluto “puntare” per davvero dall’inizio; dopo l’errore contro il Benfica ha subito un contraccolpo più tattico che altro: quasi mai più impiegato da titolare e scalato repentinamente nelle gerarchie, dietro elementi - ci sia ‘onsentito dire (cit.) - dal valore discutibile.



Miretti non ha tuttavia demorso, e, riconquistata la titolarità con Lecce e PSG, ha sfoderato buonissime prove nell’inedito ruolo di seconda punta/trequartista dietro Milik, dando un ottimo contributo con le sue geometrie.


Segue poi Matías Soulé, ragazzo argentino il cui nome, nel nostro milieu gira da tempo. A suo discapito, c’è una costituzione fisica che è oggettivamente molto esile, anche per gli standard dei diciannovenni, e una certa qual poca freddezza sotto porta, un difetto cronico che si porta dietro già dai tempi dell’U23.



Tuttavia, in quelle due partite che ha disputato, ha già fatto vedere una freschezza, una vitalità e una fantasia che servirebbero come il pane, quella che aveva, per esempio, il Cuadrado prime.


C’è quindi Iling Jr., ragazzo britannico mandato idealmente al massacro nei concitati minuti finali di Benfica - Juventus, e invece ha fatto il bello e il cattivo tempo, rimettendo parzialmente in carreggiata una Juventus allo sbando più totale.


Certo, gli impatti da fuoriclasse vero sono altri: si era comunque sul 4-1 per gli avversari, in una serata di sfacelo totale, negli ultimi quindici minuti, e chiaramente i portoghesi non avevano lo stesso piglio assatanato delle fasi precedenti della partita; tuttavia, il piglio del ragazzo è stato assolutamente quello giusto.



Tanto bene ha fatto da meritarsi una riconferma, ovviamente non da titolare (sia mai…), ma in quel di Lecce, nei suoi primi quaranta secondi in campo ha servito a Fagioli l’assist per il gol decisivo.


E a proposito… il giovane che più è salito alla ribalta è proprio Nicolò Fagioli, e finalmente, verrebbe da dire. Non vogliamo certo che si monti la testa, né “gasarci” eccessivamente, perché più in alto si va e più male fa quando si cade… ma che il ragazzo fosse buono si vedeva da tempo. La domanda è retorica, ma la faremo ugualmente: ha avuto senso preferirgli una parata di scarponi degna di un negozio di articoli da montagna fino ad adesso?


Chiaramente, anche nel suo caso, serve andarci piano: il primo avversario è stato comunque un Lecce disastrato e palesemente inadeguato alla categoria, e generalmente poche squadre ti lasciano spazio per stoppare, controllare, girarti e prendere la mira; nondimanco, il gesto è avvenuto talmente rapidamente, con grazia e sprezzatura (cit.), da lasciare stupito Fagioli stesso.



Il gol di Lecce è stato eclatante non già solamente per la fattura - comunque pregevolissima, più efficace di uno scopettone per le ragnatele -, ma anche perché quel tiro a giro, di destro, dal limite dell’area piccola, sotto l’incrocio… dove lo abbiamo già visto?


In generale, Fagioli ha preso subito sul serio l’impegno, affrontando le poche occasioni concessegli con un piglio da veterano; anche contro il PSG, pur perdendo, la prestazione è stata molto positiva, con anche il “vezzo” di uno scavetto in dribbling a Leo Messi. Vorrà dire poco nella pratica, ma sono tutti segnali positivi.


Insomma, come in realtà diciamo da mesi, il materiale umano di qualità c’è; che lo si usi, il più possibile.



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