Novanta minuti che cambiano una stagione?
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  • Immagine del redattoreFrancesco Rea

Novanta minuti che cambiano una stagione?

Solo due settimane fa danzavamo sull'orlo del precipizio, sarebbe bastato un mezzo passo falso o una folata di vento a scaraventarci al suolo.


La squadra sembrava aver ormai perso qualsiasi coerenza tattica, le motivazioni sembravano sparite nel nulla e la guida tecnica faticava a trovare soluzioni credibili.

Poi è arrivata la finale di Coppa con l'Atalanta, partita giocata con cattiveria e spirito di sacrificio che ha lasciato intravedere un barlume di speranza e orgoglio e che ci ha regalato nuovamente il gusto della vittoria.

Il pensiero di molti però era rivolto già a ieri sera: la trasferta di Bologna, la partita della stagione, i novanta minuti che avrebbero condizionato inesorabilmente il futuro.


Quella che scende in campo al Dall'Ara è l'ennesima formazione diversa, forse la più sorprendente data l'assenza dal primo minuto di Ronaldo. La scelta del Mister genera immediatamente grande sgomento e fa riapparire i fantasmi di una coerenza tattica mai raggiunta, dell'ennesimo undici titolare differente e di un mancato attaccamento alla maglia dell'asso portoghese.


Tanti i dubbi e le domande ma per fortuna poco è il tempo da dedicarci.


Il campo ci restituisce una Juve sicura e cattiva come mai prima in questa stagione, trainata da un reparto offensivo ispiratissimo e dinamico che non lascia scampo alla difesa avversaria. Chiudiamo la pratica in 45' e cambiamo canale.


Da Bergamo non arrivano buone notizie: il Milan riesce a resistere all'assalto dell'Atalanta e a difendere il gol di vantaggio segnato nella prima frazione.

Le ultime speranze sembrano spegnersi sul tiro in diagonale di Zapata. Le stesse speranze che probabilmente nessuno riponeva nella squadra di Juric, soprattutto a causa del grande momento di forma che stavano attraversando i partenopei. Per questo il gol di Faraoni sembra un fulmine a ciel sereno, un regalo divino che ci consente di scavalcare il Napoli in classifica e di raggiungere il tanto agognato quarto posto.


Può esplodere così un'esultanza liberatoria, tanto più fragorosa quanto più vicino sei stato al precipizio.


E' giusto festeggiare anche se si tratta "solo" di un quarto posto, è giusto festeggiare perché restiamo nel calcio che conta e possiamo guardare al futuro con ottimismo.


La società sarà chiamata tuttavia a tirare le somme in tempi brevi e a comunicare le scelte per la prossima stagione.

Com'è normale che sia, le discussioni principali riguarderanno in primis il ruolo di Andrea Pirlo, bravissimo nel mantenere i nervi tesi nel momento più importante della stagione ma ancora lontano dall' essere un allenatore su cui puntare ad occhi chiusi.

La società ha sempre mostrato grande sostegno e vicinanza ma le difficoltà mostrante negli ultimi mesi potrebbero aver deciso le sorti dell'allenatore bianconero.


Giusto valutare la stagione nel suo complesso e sulla base dei trofei conquistati, ma è difficile che due partite possano modificare una decisione già ragionata.

Un gioco determinante lo rivestiranno inoltre le alternative che offrirà il mercato degli allenatori, ancora in un'evidente fase di stallo.


Godiamoci questi giorni di fine stagione e riprendiamoci dalla sbornia di emozioni. Forza Juve



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