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Immagine del redattoreFrancesco Rea

“Non faremo colpi di teatro”

L’anno, per il tifoso juventino, non era iniziato alla grande. La sconfitta in Supercoppa contro gli eterni rivali nerazzurri e il recente pareggio con l’altra squadra di Milano non hanno fatto che confermare tutti i limiti di una squadra in difficoltà contro le prime della classe. Qualora se ne sentisse il bisogno, anche la querelle sul rinnovo di Dybala ha ulteriormente scosso l’ambiente e diviso la tifoseria.


A smorzare sul nascere qualsiasi tipo di entusiasmo ci ha pensato anche il neo AD bianconero Maurizio Arrivabene, che nel prepartita di Juventus-Sampdoria del 18 gennaio, ha sottolineato le difficoltà economiche del club ed escluso la possibilità di colpi di scena, stroncando sul nascere le speranze che questo potesse essere un mercato, effettivamente, riparatore.

Così difatti non sarà ricordato, perché il colpo di teatro ci sarà ed ha un nome e cognome: DUSAN VLAHOVIC.


Non una trattativa estemporanea volta a sistemare una rosa non all’altezza. Non un acquisto dettato dalla fretta di trovare una qualunque soluzione al problema. Questo è un colpo cha parte da lontano, sottotraccia, e arriva in sordina. Un missile invisibile ai radar di tutti i sedicenti esperti di mercato, molti rimasti ammutoliti. L’imminente trasferimento dell’attaccante serbo alla Juventus riporta un insperato entusiasmo tra le fila bianconere ed è destinato a sovvertire gli equilibri, speriamo già a partire da questa stagione.


Fuoco alle polveri

C’è poco da girarci intorno. Vlahovic è destinato ad ereditare il fardello che fu di Cristiano Ronaldo, ovvero quello del gol. La cessione del campione portoghese ha aperto una voragine in zona d’attacco e gli attuali attaccanti non sono riusciti a colmarla in nessun modo (sono 15 i gol segnati in campionato dal trio Dybala-Morata-Kean, 17 invece i gol realizzati dall’attaccante serbo fin qui). Siamo il peggior attacco della parte alta della classifica, nonostante una buona produzione offensiva (siamo quarti per expected goals).


Se sul piano tecnico i dubbi sulla bontà dell’operazione sono pressoché nulli, sul piano economico in molti hanno sollevato perplessità.


Un’operazione sostenibile e strategica

Come detto, l’operazione Vlahovic non è un mero colpo di teatro. È un tassello che si inserisce in una strategia di medio-lungo termine volta al ringiovanimento della rosa e all’aumento della qualità media. Puntare su profili futuribili diventa infatti essenziale per mantenere elevato il valore futuro dei singoli asset e scongiurare situazioni, come quella attuale, di invendibilità di alcuni elementi, con effetti disastrosi sul conto economico societario.


La sostenibilità dell’operazione è stata possibile grazie al recente aumento di capitale sottoscritto dagli azionisti, di cui una quota parte (pari a circa 175 milioni di euro) destinata al “mantenimento della competitività sportiva e l’incremento della visibilità del brand Juventus”.


Non mancano elementi di rischio, ma sono gli stessi che probabilmente hanno portato la dirigenza ad accelerare i tempi (e forse anticipare il tutto di sei mesi): diventa fondamentale raggiungere la qualificazione alla prossima Champions League, garantirsi gli introiti derivanti ed evitare sacrifici a giugno.


La lotta al quarto posto si preannuncia durissima… ma ora abbiamo un’arma in più.

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