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Immagine del redattoreAndrea Giostra

Napoli-Juventus, passo falso e passo indietro.


Serataccia per la Vecchia Signora al San Paolo, che esce sconfitta 1-2 e non sfrutta l’opportunità di allungare sulle inseguitrici, fermate rispettivamente da Cagliari e Roma.


Nella serata del ritorno di Sarri al San Paolo, la Juventus offre una delle peggiori prestazioni della stagione. Principalmente sotto il profilo dell’intenzione, la Juve pecca di presunzione contro un Napoli non particolarmente ispirato, ma quadrato, coriaceo, e galvanizzato nel finale dall’incedere degli eventi.


La Juventus sceglie il tridente pesante “Dygualdo” come se volesse mettere in chiaro le cose sin da prima del fischio di inizio. Tuttavia, i risultati non sono quelli sperati: la squadra è molto lenta nella costruzione e davanti c’è poco movimento, merito anche delle due linee del Napoli piazzate strettissime sopra l’area di rigore.

Il primo tempo scorre così senza particolari emozioni, se non per un colpo di testa di Milik che sul calcio d’angolo salta sul primo palo avanti a tutti e mette alto, facendo risaltare ancora una volta come la marcatura a zona della Juve su palla inattiva sia inefficace se approcciata in modo passivo.


Al 41’ uno squillo della Juve con azione da sinistra, velo di Higuain ed inserimento di Dybala che, controllato il pallone in area, si fa rimontare da Hysaj prima di poter calciare.

Termina la prima frazione di gara ed il dato più eloquente è la voce dei “tiri in porta” da parte della Juve, un misero zero.


Inizia la ripresa con un Napoli meno arroccato, ma più coraggioso.

Ed ecco la prima tegola: Pjanic, toccato duro da un ruvidissimo Demme, è costretto ad uscire per un dolore alla caviglia. Al suo posto entra Rabiot e Bentancur va in regia al posto del bosniaco. La Juventus prova a sfruttare i maggiori spazi creatisi, ma il Napoli si fa più coraggioso, e passa. Insigne prende palla sulla trequarti, la tocca ben 3/4 volte, prende la mira e calcia. Szczesny non è perfetto nella respinta e Zielinski insacca il tap-in. Il primo gol del Napoli è una manifestazione lampante del più grande limite difensivo della Juventus di quest’anno, vale a dire la assoluta passività nella fase di difesa posizionale a protezione dell’area. Era già accaduto contro la Roma e contro la Lazio: giocatore al limite dell’area che può preparare il tiro o il cross senza che nessuno esca a protezione in modo deciso, cross sul secondo palo o tiro, difesa immobile e passiva, gol.

Un errore commesso sistematicamente su cui sarebbe il caso di lavorare, soprattutto se salta all’occhio di un normale osservatore attento davanti alla tv.


Lo schiaffo non risveglia i bianconeri che continuano a gigioneggiare. Il pressing voluto da Sarri è fumoso e inefficace, con il Napoli che riesce sempre a venire fuori dalla prima pressione. Sarri mette fuori Dybala per Douglas, e prova Bernardeschi mezzala, ma la musica non cambia. Al minuto 77’, infatti, si conta un solo tiro in porta. Passano dieci minuti e arriva il raddoppio di Insigne. Da qui in poi una grande confusione, in cui arriva il gol di Ronaldo, che fa passare il pallone nella cruna di un ago. Il tentativo di rimonta si spegne con la rovesciata di Higuain bloccata in presa da Meret.


Il Napoli festeggia, la Juventus torna a casa a mani vuote.


Una occasione persa, ed un passo indietro nel percorso intrapreso alla ricerca di un’identità nuova. Appare molto difficile comprendere i motivi di un approccio mentale così scarico in una serata così importante. Sarà compito di Sarri capire come lavorare sulla testa dei suoi, perché si sa che queste pause, soprattutto in Europa, possono essere fatali.


A.G.

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