“Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune” A. Manzoni
Probabilmente una delle frasi più celebri de I Promessi Sposi del capitolo XXXII dedicato, nemmeno a dirlo, alla peste di Milano e ai comportamenti irrazionali di governati e governanti. Sebbene il Covid-19 stia diventando nelle ultime ore un fattore sempre più determinante, e il parallelismo assuma contorni inquietanti, lasciamo da parte ogni polemica sulla gestione di nuovi casi positivi e sulla discrezionalità dei protocolli, e concentriamoci sui significati che assume il big match con il Milan.
L’onda del senso comune è, come spesso accade, praticamente inarrestabile: San Siro decreterà probabilmente il ruolo di questa Juve nel campionato 20/21. Può suonare come una descrizione esasperata, come uno dei frequenti titoloni della stampa cartacea, ma ogni altra chiave di lettura sembra quantomeno al di fuori del senso comune (n.d.r.). Il buon senso ci suggerirebbe infatti di non caricare di significato singole partite e di non affrettare i giudizi quando ne mancano ancora cinque al giro di boa; ma è lecito che l’attuale posizione in classifica, il distacco dalle prime e gli scontri diretti dei prossimi dieci giorni lascino poco spazio a considerazioni moderate.
Il peso di uno scontro diretto come quello di stasera (e del 17 Gennaio) si nota banalmente dalle tragiche conseguenze addossate ad un’eventuale sconfitta. La paura del senso comune, che in questo momento affligge noi juventini, è la paura che tutto possa finire questa sera: per alcuni la sconfitta sancirebbe l’epilogo immediato e funesto di un ciclo leggendario e della corsa allo scudetto, per altri minerebbe la credibilità di un’intera società perfino. Ad ognuno il proprio buon senso.
A parere di chi scrive, i prossimi incontri ci diranno se possiamo lottare ancora una volta per lo scudetto. Per i valori presenti in campo questa sera può finire in qualsiasi modo, quindi perché non lasciare da parte le ansie e proiettarsi subito al post partita? Forse uno degli aspetti più interessanti della gara di questa sera è l’impatto che il risultato può avere non solo sulla classifica ma soprattutto sullo stato mentale delle due squadre, fattore assolutamente da non sottovalutare in questo periodo intenso. Per motivi diversi, sia il Milan che la Juve presentano alcune lacune nella gestione dei momenti complicati di una stagione: il Milan parte da un considerevole vantaggio di classifica, che attenuerebbe un’eventuale sconfitta, ma ha una rosa con un’età media molto bassa che ancora non ha affrontato un vero periodo di flessione o di difficoltà, dove a fare la differenza sono esperienza e personalità. Ecco personalità, forse è la parola che più ricorre nelle recenti interviste e conferenze di Mister Pirlo. In molte uscite uno dei difetti più chiari della squadra è stato proprio l’approccio mentale alle gare, che spesso ne hanno compromesso l’esito finale.
Se fossi un tifoso esterno, troverei profondamente interessante vedere come reagirebbero i rispettivi ambienti ad un risultato negativo. Ma l’ansia e la paura del senso comune iniziano a farsi sentire, mentre una domanda diventa sempre più pressante: ma quanto sarebbe inutile, per noi, un pareggio?
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