Meno quattro.
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  • Immagine del redattoreFrank Lenardon

Meno quattro.

Lunedì 20 luglio, la data che tutta Italia ha da tempo cerchiato sul calendario: è il giorno di Juventus-Lazio. Nell’ormai abituale cornice dell’Allianz Stadium vuoto, va in atto quella che da mesi è additata come sfida-scudetto, nonostante gli uomini di Inzaghi siano da qualche giornata in crisi di risultati e in emergenza numerica. Dal canto suo, è tutt’altro che tranquillo anche Maurizio Sarri, reduce dai soli due punti conquistati con Milan, Atalanta e Sassuolo: urge un consolidamento della panchina.


Indisponibile per squalifica Bernardeschi, pedina fondamentale in chiave tattica, il tecnico toscano preferisce Higuain insieme a Douglas Costa e Cristiano Ronaldo, ma a pochi minuti dal calcio d’inizio il Pipita alza bandiera bianca: c’è Dybala al suo posto.


Orsato dà il via, la Juve tiene il possesso nella metà campo avversaria ma ancora una volta scarseggiano gli inserimenti in area di rigore, dove Ronaldo si trova troppo spesso isolato in mezzo ai centrali biancocelesti. I pochi squilli si racchiudono in un colpo di testa di Alex Sandro che scheggia il palo, un sinistro di Rabiot ed infine uno stacco di CR7 di poco a lato. Al 43’ il centrocampo pasticcia e Immobile spara da lontano, ma il palo salva Szczesny e compagni. Si va a riposo sullo 0-0 ma il catenaccio laziale pare reggere molto bene: il 3-5-2 di Inzaghi diventa un 5-3-1-1 in fase difensiva, così che la capolista fatica a trovare conclusioni pulite verso la porta.


Cambia il copione nella ripresa: la Juve entra con un piglio migliore e trova subito il vantaggio con un rigore di Ronaldo, assegnato dal VAR per una “parata” di Bastos sulla conclusione del portoghese.


I bianconeri rispetto a Sassuolo rimangono nel match e la pressione degli attaccanti, finalmente accompagnati a dovere dalla mediana, si dimostra efficace: Dybala ruba palla e si invola solitario verso la porta servendo al cinque volte pallone d’oro il più facile dei gol, che vale a CR7 anche la trentesima rete in altrettante gare di campionato.




Sarri si copre inserendo Matuidi per un impalpabile Ramsey e Danilo per Douglas Costa. Di lì a poco, la traversa nega la tripletta a Ronaldo, e la Juventus tende ad abbassarsi un po’ e fa sfogare i biancocelesti. Finalmente si vede una discreta unione tra i reparti che tanto mancava nelle ultime gare dopo il vantaggio, tant’è che la Lazio fatica a concludere verso la porta ed è costretta ad un possesso poco produttivo. Gran lavoro in copertura di Matuidi e Rabiot, finalmente in grande condizione atletica e preziosissimo nelle due fasi, bene ha fatto Mister Sarri ad attenderlo dandogli fiducia.


Al minuto 83' tuttavia, riaffiorano i fantasmi delle scorse settimane: Bonucci si addormenta su una palla innocua e atterra Immobile in area. Dal dischetto il centravanti della Nazionale accorcia le distanze riacciuffando Ronaldo in vetta alla classifica marcatori. La Juve accusa il colpo e la Lazio prende coraggio, Szczesny deve compiere un miracolo su una punizione di Milinkovic-Savic; nei minuti finali Rugani rileva Dybala per una maggior copertura. Ancora una volta ottimo lavoro di Rabiot, che insieme a Cristiano Ronaldo recupera un buon pallone e riesce a far salire la squadra fino al triplice fischio di Orsato, atteso come una liberazione. I bianconeri distaccano in classifica Inter, Atalanta e Lazio rispettivamente di otto, nove e undici punti, con una vittoria che profuma di scudetto.


Sebbene la Lazio fosse priva di alcuni titolari, la Juventus riesce finalmente a battere quella che era stata quest’anno una vera e propria bestia nera, in chiaro riferimento alle sconfitte all’Olimpico in campionato e a Riad in supercoppa. Certamente, è obbligatorio migliorare ancora. Bisogna trovare il modo di rendersi più pericolosi anche contro squadre chiuse come i biancocelesti, e ancor di più non si possono concedere leggerezze come quella di Bonucci nel finale. Un errore del genere in Europa ha un prezzo enorme e può compromettere una qualificazione ancora tutta da conquistare.


Tirando le somme, però, la prestazione è nel complesso positiva: squadra corta, reparti finalmente coordinati tra loro ed efficaci nel pressing, fraseggio veloce nella trequarti avversaria. Tutte note che faranno sicuramente felice il tecnico toscano, al centro negli ultimi giorni di alcune polemiche probabilmente esasperate dal nervosismo per una classifica che rischiava fino all’ultimo di regalare spiacevoli sorprese.



Ora la situazione appare piuttosto agevole. Serviranno quattro punti in altrettante gare da disputare ad Udine, contro la Sampdoria, a Cagliari ed infine con la Roma. L’imperativo è raggiungere subito l’aritmetica per poter dosare le forze in vista del Lione.

Il 7 agosto è vicino.


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