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  • Immagine del redattoreElia Robino

Le parole sono importanti, Maurizio.



“Come parla? Come parla? Le parole sono importanti!” Così tuonava Michele Apicella in Palombella Rossa, mentre schiaffeggiava una reporter colpevole di utilizzare parole inglesi per dare un tono al suo eloquio.

Trentuno anni dopo queste parole e degli schiaffi farebbero bene a Maurizio Sarri, colpevole di una intervista indecorosa nel post partita della sconfitta patita la scorsa giornata contro il Milan.

Davanti alle telecamere l’allenatore bianconero è visibilmente frastornato, guarda un punto nel vuoto, gli occhi lucidi. Il linguaggio del corpo già tradisce le intenzioni del mister. Appena apre bocca sembra incredulo, evidentemente sballottato dal blackout totale che ha portato la squadra a subire tre gol in cinque minuti. Addirittura mette l’accento all’episodio del rigore evitando per fortuna di esprimere una tendenza vittimistica che rimane solo sottesa, mai esplicitata nel discorso.

Maurizio fa il solito errore: minimizza una sconfitta, minimizza l’ennesimo blackout che porta la Juventus a perdere completamente il controllo della partita, uno dei difetti più evidenti della nostra stagione 2019/2020.

No Maurizio, così non va. Si vede troppa sincerità nel tuo sconcerto, si vede troppa naturalezza nel trovare scusanti in una prestazione inaccettabile del gruppo. Un primo tempo di alto livello non potrà mai essere un alibi per quello che abbiamo visto succedere in campo.

La cosa grave è che non è la prima volta che accade, è solo quella più vicina nel tempo.

Ci vogliono più nervi Maurizio, il gruppo non è ancora maturo, non è in grado di rialzarsi da solo. Non sappiamo cosa dirai alla squadra oltre le telecamere, ma se il primo ad essere sconcertato e abbattuto da questa sconfitta sei te, francamente la paura di vedere l’ennesima mancanza di reazione della squadra è forte.

Meno scuse, più maturità Maurizio. Perché, se non vediamo questa cosa da te, come potremmo mai aspettarcela dalla squadra?


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