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Immagine del redattoreCarlo Barone

Le grida del bravo Allegri

Partiamo da questo basilare assunto: la Juventus non è scarsa; certo, ci sono giocatori oggettivamente pessimi tecnicamente e psicologicamente in squadra, ma ci sono anche elementi la cui qualità di base è indiscutibile e/o in ampia crescita. Il loro utilizzo è ciò che ci confonde.

La responsabilità dell’allenatore è dovunque: sono circa sei mesi che Allegri parla di “migliorare qualitativamente”, “girare bene palla”, eccetera. Or bene, sono sempre sei mesi che, ogni partita, siamo obbligati ad assistere alla presenza in campo contemporanea di almeno due elementi fra Bentancur, Rabiot, Alex Sandro, De Sciglio e Bernardeschi.

Noi speriamo sempre che Allegri contempli le formazioni che schiera, pensando fra sé e sé, come René Ferretti, "Mamma mia la monnezza che ho fatto...", tuttavia, probabilmente il suo pensiero coincide con un più prosaico "Viva la m..."

Non ci dilungheremo in epiteti, solitamente riferiti a sterco, falegnameria e autoerotismo, ma pensiamo sia chiaro e palese che costoro c’entrino molto poco col gioco del football ben praticato, per quanto soprattutto De Sciglio e Bernardeschi abbiano fatto vedere segnali di ripresa - ma una rondine non fa primavera...

Il punto è: ha un bel dire Allegri a parlare di miglioramento qualitativo in ogni conferenza, se poi continua imperterrito a schierare giocatori che, quando Dio distribuiva la tecnica calcistica, erano a sbagliare passaggi in orizzontale.

Ad esempio, un giocatore come Bentancur non dovrebbe veramente vedere più il campo; la partita (o “parza”) di Roma è stata forse la sua peggiore di sempre, un concentrato totale di errori tecnici, di testa, tattici e grammaticali inenarrabile.

Non ci si può ostinare a schierarlo quando a languire in panchina c’è Arthur, che è in crescita da tempo, e che, insieme a Locatelli e McKennie, sta affinando l’intesa e creando qualcosa di molto interessante, e, guarda caso, appena entra contro la Roma cambia registro al centrocampo.


Reazione tipica di Arthur al vedere l'ennesimo appoggio sbagliato dal compagno schierato al suo posto

Questa per esempio, è pura responsabilità del tecnico, visto che è lui che decide la formazione: continuare a insistere sui giocatori di cui sopra oscilla fra il dannoso e l’inutile, è difficilissimo che un Rabiot, ventisettenne al teorico picco della forma psicofisica (e se questo è il top, chissà il peggio…) che percepisce 150.000€ circa a settimana, migliori, mentre è probabile che un brasiliano ventiquattrenne ex-Barcellona al rientro da un infortunio lo faccia.

Stessa cosa dicasi di un uruguagio molle come lo stracchino che da sei anni di Juve commette sempre gli stessi errori tecnici e tattici, senza migliorare di tanto così… siamo sicuri che uno pseudo-equilibratore coi piedi a forma di ferro da stiro sia sempre necessario, a costo di sacrificare quel poco di talento calcistico in rosa?

Rincarando la dose, in questo senso, conveniva veramente liberarsi di Fagioli e Ranocchia così in fretta, peraltro senza manco un ritorno economico tangibile? Il discorso di Allegri sui giovani, altro suo grande cavallo di battaglia, è tanto da "vecchio”, proprio dalla premessa - il famoso “come si faceva trent’anni fa…”, c’è un motivo se si faceva così trent’anni fa e non adesso.

Questo è cosa ci è venuto in mente sentendo Allegri dire che coi giovani bisogna fare come si faceva trent'anni fa: il classico vecchio al bar che commenta tutto in relazione ai suoi bei tempi andati, quando "si stava meglio quando si stava peggio". Al di là di estrapolazioni e decontestualizzazioni, è una frase molto qualunquista e "vecchia dentro", sotto tutti gli aspetti

Ci sono giovani su cui questo discorso è valido, ad esempio Kulusevski che sta patendo al massimo il salto nella “grande”, e a cui forse due/tre anni in giro a formarsi avrebbero fatto comodo; per altri elementi, come Soulé, Fagioli o Drăguşin, i tempi per un salto in prima squadra, anche solo in veste di elemento da rotazione, sembrano già più maturi.

Drăguşin, ad esempio: visto che non è titolare nemmeno alla Sampdoria, non sarebbe stato meglio per lui fare da riserva a Chiellini, piuttosto che a Yoshida e Colley? Soprattutto perché avere Rugani come prima riserva nel 2022 è leggermente troppo per le nostre coronarie - nonostante le due partite giocate in stagione siano state quantomeno decenti.

Anche sul già citato De Sciglio: per fare la riserva, funziona meglio un trentenne dalla dubbia qualità che è stato quel giocatore lì, né carne né pesce, per l’intera carriera, oppure è meglio dare più spazio a un de Winter imberbe, che, a parità di prestazioni, magari ha possibilità migliori di evolvere e di costituire un futuro titolare?

Capitolo de Ligt: "non è pronto", "deve crescere", ecc... molto bene, che lo si faccia giocare sempre a prescindere? Ci viene spesso detto che, se possibile, si firmerebbe per avere Chiellini a vita, il problema è che Chiellini non sta fisicamente più in piedi, non ha biologicamente il ritmo del titolare - in parole povere, non può essere un pilastro futuribile... non è meglio investire definitivamente de Ligt? Anche perché come diventa pronto e cresce un calciatore, se non giocando con tranquillità e senza ansia da prestazione legata al mantenimento della titolarità? Senza contare che de Ligt ha anche una tecnica calcistica interessante, è più simile al Bonucci prime per certi versi... vogliamo veramente privarcene per il difensore sporco che ammazza a suon di contrasti chiunque gli si pari davanti?

È dal suo arrivo a Torino che de Ligt è così, con la costante ombra del fenomeno dei tempi che furono che però "ancora puó dire la sua", e che gode del favore incondizionato di tifosi e e allenatore... prendiamo lui ad esempio, ma molti sono stati in questa situazione nel calcio recente. Come fa a prendere fiducia, se gli si preferisce sistematicamente qualcun altro quando conta?

In sintesi: a noi i proclami sulla qualità stanno molto bene, è oggettivo che ne serva il più possibile; tuttavia, stonano parecchio con quanto si vede in campo, con una squadra che fa intravedere una prima pallida idea di gioco all’alba del girone di ritorno e che non ha fatto il benché minimo passo avanti in molti sensi rispetto alla gestione del precedente tecnico, e che nella distinta titolare mostra sempre giocatori che a calcio, banalmente, non sanno giocare - non a questo livello, almeno.

In generale, abbiamo individuato sei/sette elementi che, a meno di disastri, dovrebbero sempre essere schierati: Dybala, Arthur, McKennie, Locatelli, Chiesa, Cuadrado e de Ligt. Uno di questi purtroppo non ci sarà più quest’anno (forza Chicco!), ma il resto deve essere imprescindibile, proprio perché sono gli elementi di questa squadra con più base tecnica.

L’ultima chiosa che facciamo riguarda il discorso speculativo e di gestione dei momenti: secondo noi, lo si può fare con una squadra di fenomeni; siccome i fenomeni in questa squadra non ci sono, ma c’è nondimanco una base tecnica interessante, bisogna inventarsi altre soluzioni. Come, per esempio, giocare a calcio, e non necessariamente inneggiare alla calma e alla “sporcizia” calcistica a tutti i costi.

Sarà contro la natura di Allegri, ma bisogna farlo, altrimenti di strada se ne farà ben poca. Non tutte le squadre sono la Roma…


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