Giovedì 3 ottobre 2019. Claudio Marchisio, il Principino, si ritira dal mondo del calcio giocato. Con una conferenza stampa tenuta all’Allianz Stadium, Marchisio ha ringraziato la sua famiglia, gli amici e la società per averlo aiutato a realizzare quel sogno che ha sempre avuto sin da bambino: diventare un giocatore della Juventus.
Era il 1993, quando Claudio si iscrisse ad un’associazione sportiva e scelse di praticare il calcio. In un pomeriggio come un altro, l'allenatore informò un giovane Marchisio che quello sarebbe stato l’ultimo allenamento a cui avrebbe preso parte. Da quel giorno seguente infatti, iniziala storia del Prinicipino alla Juventus. Il 1993 fu anche l’anno in cui esplose il talento di Alessandro Del Piero, idolo proprio di Marchisio: «Fino a 16 anni facevo la seconda punta e lui in quel periodo lì diventava il più forte a livello mondiale. Era il mio idolo e io cercavo di apprendere insegnamenti da lui mentre prima lo guardavo solo in videocassetta o allo stadio», dice Claudio in un’intervista. Sempre in quell’anno, Marchisio disputò la sua prima partita con il settore giovanile bianconero, contro il San Luca, ed è il migliore in campo. La passione per il calcio cresce con il tempo e Claudio cambia ruolo: da un ruolo di attaccante, trova spazio come centrocampista: «È una fortuna, soprattutto a livello di settore giovanile, trovare degli allenatori che vedono delle qualità e delle caratteristiche che fino a quel momento non si riuscivano a vedere. Io volevo solo fare goal. Non mi interessava fare assist, perché per me segnare era importante. Pian piano che son sceso ho visto la bellezza di una nuova posizione, che emozioni poteva regalarti mandare in porta un compagno o soltanto toccare di più il pallone per fare girare la palla» rivela in un’intervista a Sky. Nel corso della conferenza Claudio ricorda alcuni momenti importanti della sua carriera: «Un momento indimenticabile è stato il mio primo goal, contro l’Inter. Io seguii l’azione e in una frazione di secondo feci il movimento con le due gambe per saltare Samuel, ma in quel momento arrivava Julio Cesar. È stato tutto perfetto. Arrivai proprio nel momento perfetto per il cucchiaio a Julio Cesar e tutto l’ossigeno che avevo finì li. Subito corsi dietro al cartellone pubblicitario per festeggiare con la curva. È stato forse il momento più bello della mia carriera». Una percorso ricco di presenze importanti e di allettanti offerte anche verso l’estero ma Claudio si è sempre sentito juventino, e non avrebbe mai voluto indossare una maglia diversa da quella bianconera.
Nel ripercorrere la sua carriera, ricorda anche i momenti bui, i momenti in cui la Juventus non vinceva e faticava a tornare ai suoi più alti livelli. Tra i suoi ricordi più nitidi, una sfuriata di Nedved a fine partita, dopo l’ennesimo pareggio. Quello sfogo rimase ben saldo nella mente di Marchisio perché mai aveva visto tanta determinazione e voglia di vincere. Ed è lì che inizia ad aumentare, per quanto possibile, la sua juventinità. Tra i periodi difficili della sua carriera, sicuramente l’infortunio in quel maledetto aprile 2016 contro il Palermo. In un contrasto Claudio si rompe il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro e finisce anzitempo la sua stagione. Durante quel periodo la squadra non smette di stargli vicino ma è la famiglia a stargli accanto come non mai. Oggi al JTC è esposta la sua maglia, e a tal proposito Claudio dice: «Fa sempre tanto effetto vedere questa maglia esposta qui. Non solo per quello che rappresenta ma perché so che questa maglia sarà importante per i ragazzi che passeranno di qua. Desidero trasmettere a loro sacrificio, forza e amore per questa maglia, per questo sport, per poterli portare un giorno anche loro a gioire per questo sport, per queste immagini di vittoria. Queste immagini racchiudono tutto il lavoro fatto, racchiudono i momenti di gioia, di vera gioia. È questo il potere che ti da la squadra, la maglia». Claudio sembra sereno, certamente emozionato, ma tranquillo. Afferma di avere un solo rimpianto: se potesse, rigiocherebbe la finale di Berlino. «La Champions è l’unica cosa che manca ad un ciclo così vincente per la Juventus». Infine, riguardo al suo addio allo Stadium e al suo rapporto con i tifosi, dice di essere contento di aver lasciato un ricordo bellissimo ai suoi fans. Tornare allo Stadium è come tornare a casa, e con i tifosi c’è sempre stato un bellissimo rapporto, dimostrato in ogni occasione, anche in giornate ricche di emozioni come questa.
7 scudetti, 389 partite, 37 gol. Juventino una volta, juventino per sempre. Grazie di tutto Principino!
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