“Il valore di ogni singolo giorno”.
Qualcuno lo avrà sicuramente usato come stato Whatsapp, o come didascalia in qualche foto con la propria ragazza o il proprio ragazzo. Bella frase, il valore ad ogni singolo giorno con la persona che ami. Bellissima, davvero. Ma cosa c'entra con la Juve?
È il 9 Settembre 2006, Rimini, ore 16.45. La Juve di Didier Deschamps è stata fermata sull’1-1 al suo esordio nel campionato di Serie B.
Solo 60 giorni prima tutta Italia gioiva per il trionfo nel campionato del Mondo in Germania. Ora quasi tutta Italia gioisce perché finalmente il loro incubo peggiore sguazza nel fango, in una discarica (non me ne vogliano gli addetti ai lavori). Finalmente vince il calcio; i dominatori sono stati detronizzati, il popolo ha scalzato i potenti, e vissero tutti felici e contenti senza la Juve di mezzo.
Cosa scatta quel giorno nel cuore di un tifoso, un piccolo tifoso di otto anni e mezzo? Niente, cambierà squadra, come faranno tutti i bambini, e sarà un altro passo verso un mondo del calcio felice e prospero. Invece no. Scatta una scintilla, si accende una fiammella che non si spegnerà neanche dopo tutte le lacrime per i settimi posti, per le sconfitte in casa con le neopromosse, per le facce di bronzo alla TV che gongolano per una Juve che non è più capace di competere per i piani alti.
Quelle lacrime sono benzina su un fuoco che divamperà definitivamente il giorno 11 settembre 2011. Nella nostra nuova e meravigliosa reggia, la squadra di Antonio Conte strapazza il Parma con un sonoro 4-1. Ma non è il punteggio che sorprende: è la grinta, la cattiveria agonistica, la fame che questa Juve mette in campo. Qualcosa è cambiato. Lo si legge negli occhi dei giocatori, del mister, nei nostri, sulle facce preoccupate di coloro che fino al giorno prima si divertivano a parlare di noi, perché tanto non esistevamo più.
Non ho mai nascosto la mia passione per Antonio Conte, personaggio controverso, ma che mi ha scatenato definitivamente la Juve nell’anima, rendendomi “gobbo” ogni singolo giorno.
Conte appendeva i titoli e le prime pagine dei giornali negli spogliatoi, martellava la squadra, trasformava in voglia e dedizione ogni singola parola, ogni sfottò, ogni faziosità con cui stampa e televisioni hanno sempre cercato di farsi belli. Zero sconfitte, campioni d’Italia.
I bambini che ora hanno 9 anni, proprio come me quel pomeriggio a Rimini, non sanno che lo scudetto lo possono vincere altre squadre. Sono passati oltre tremila giorni, e quindi diamo valore ad ognuno di questi, come fosse l’ultimo.
Questo ciclo incredibile è destinato a finire, lo sappiamo tutti, ma è dovere dei calciatori e della società fare di tutto perché la conta dei giorni finisca più tardi possibile, ed è dovere di noi tifosi essere fieri di ciò che stiamo vivendo, perché potrebbe non ricapitarci per molto tempo.
Ci sono squadre che si disinteressano dell’Europa da anni, e a giugno si ritrovano in mano le mosche. Ma ai “grandi intenditori” questo non interessa, l’importante è farci cadere dal trono. Prima o poi ce la faranno, è la legge dei grandi numeri.
Spetta a noi vendere cara la pelle. Spetta a noi vivere questo ciclo al massimo, essere fieri ogni giorno di essere juventini, quando si vince, ma ancora di più a Cardiff, a Berlino, a Rimini. Nelle difficoltà un amore per qualcuno o qualcosa si rafforza, e per noi deve essere altrettanto.
È bastato un avvio di stagione zoppicante per riempire TV e giornali di bei sorrisi sulle milanesi, sulla favola Atalanta che è pronta per i grandi traguardi. Di noi già si parlava di obiettivo quarto posto, di Juve che abdica, di Ronaldo che scappa, di bilanci in rosso. Ma ci temono: ogni domenica giochiamo in 11 vs 12. La VAR, strumento meraviglioso e portatore di pace nel mondo, viene usato a piacimento. Non si perde occasione per sminuire i nostri traguardi e gettare ombre e sospetti. Il caso Suarez è lì, pronto ad aspettare il prossimo piccolo passo avanti in classifica per tornare fuori.
Questo per me è essere gobbo. È il valore di ogni trofeo, di ogni vittoria, di ogni singolo punto. “Il valore di ogni singolo giorno” da Juventino, che mi rende così orgoglioso di questa squadra e di questi colori.
Esagerato? Probabile, in fondo “vincere non è importante…”
…ma è l’unica cosa che conta!
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