Creare valore come ragion d’essere
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  • Immagine del redattoreFrancesco Rea

Creare valore come ragion d’essere

Mentre la squadra bianconera si gode il meritato ritiro in vista del derby di Torino, continuano a piovere critiche sulla gestione tecnica e sull’incapacità di trovare soluzioni valide agli evidenti problemi mostrati sul campo. Le scarse prestazioni a cui stiamo assistendo rischiano di avere pesanti ripercussioni anche al di fuori del rettangolo verde.


Ai risultati negativi si sta accompagnando un progressivo impoverimento tecnico generale della rosa, i cui effetti più preoccupanti potrebbero infrangersi sull’assetto economico della società.

“Per me sarà importante creare del valore in questi giocatori, che è il motivo per cui sono stato chiamato”.


Questo uno dei passaggi della presentazione del tecnico livornese. Primo manifesto dell’Allegri-bis, di quel progetto pluriennale volto alla crescita del materiale umano a disposizione e al ritorno alla vittoria, o quantomeno, alla lotta con le principali antagoniste.


“Devo creare valore e risultati. Questa è una squadra divertente da allenare, perché ha tanti calciatori migliorabili”.


Inutile dire che dopo 15 mesi circa siamo ben lontani da quanto auspicato. Anzi, ad oggi è difficile identificare aree di effettivo miglioramento rispetto alle passate gestioni (sempre che ci siano ndr).


Quelle che sulla carta dovevano rappresentare delle certezze dell’Allegri gestore, prima che allenatore, si sono tramutate nelle aree di maggiore sofferenza della rosa. L’incapacità di sostenere e amplificare le caratteristiche dei singoli ha reso ancor più evidente la mancanza di un tessuto tattico predefinito.


«Abbiamo fatto una partita di singoli e non di squadra».


A riguardo anche la sfera comunicativa è stata discutibile. In diverse occasioni l'allenatore ha criticato gli errori tecnici dei suoi, sottolineandone la mancanza della qualità necessaria per essere pericolosi negli ultimi metri o della lucidità di fare le scelte giuste. Alcuni sono stati accusati di non avere sufficiente grinta, altri hanno appresso direttamente dai giornali di essere passati da leader a semplici riserve. Il risultato sul campo? Undici individui che hanno in comune solo i colori della maglia. Undici individui sparsi per il campo, senza le giuste distanze tra i reparti, senza la minima idea di cosa fare una volta recuperata la palla. La mancanza del già citato tessuto tattico non fa altro che caricare il singolo di eccessive responsabilità sulla gestione del possesso e, senza fuoriclasse, gli errori tecnici non possono che moltiplicarsi.


Quadro “perfetto” dunque per distruggere valore in breve tempo. Giocatori come Vlahovic e Locatelli stanno subendo un’involuzione non preventivabile, mettendone a rischio non solo l’investimento fatto ma anche le prospettive di carriera: l’azzurro sta uscendo dai radar del Ct Mancini, mentre il bomber serbo sembra aver dimenticato quello che gli riusciva meglio. Anche la gestione dei più giovani non è stata fino ad ora proficua: spesso inseriti a gara in corso e a risultato ormai compromesso, non le situazioni più facili da affrontare con serenità.


Lo scollamento tra allenatore e rosa sta emergendo sempre di più e al potenziale danno economico derivante dai mancati risultati sportivi si aggiunge il rischio che si possa compromettere l’attuale patrimonio tecnico. Qui sono in discussione presente e futuro della Juventus.

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