Cosa ci ha lasciato la fase a gironi di questa Champions?
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  • Immagine del redattoreElia Robino

Cosa ci ha lasciato la fase a gironi di questa Champions?



Con la rotonda vittoria 3 – 0 contro il Barcellona al Camp Nou la Juventus saluta dall’alto del suo primo posto la fase ai gironi di questa Champions League. Aspettando di vedere cosa ci riserveranno gli spareggi per la prossima fase, analizziamo insieme cosa ci hanno lasciato questi due intensi mesi di calcio europeo.


Morata goleador



Arrivato un po’ tra lo scetticismo generale Alvarito ci ha messo poco a fare di nuovo breccia del cuore dei tifosi ricordandoci anche del suo feeling particolare per la competizione della Coppa dalle grandi orecchie.

Sono 6 i suoi gol in questa fase a gironi. Per trovare un altro score simile bisogna andare indietro di quasi due decenni scomodando un mostro sacro come Trezeguet; era la stagione 2001/2002 e il francese segnando altrettanti gol accompagnò la squadra alla vittoria del girone.

Ma il ruolino di marcia di Morata non è importante solo per la Juventus, ma anche per il movimento calcistico iberico: nessuno ha mai segnato quanto lui ai gironi, lasciandosi dietro grandi calciatori del passato come Soldado, Morientes, Raul e Negredo, tutti fermi a 5 gol, uno in meno del “canterano”.

Fermarsi solo ai gol è comunque riduttivo per l’impatto avuto da Alvaro in questa Juventus, della cui maturità calcistica quasi tutti a Torino ne stanno giovando.


Curiosità: dei sei gol due sono arrivati di testa, due di sinistro e due di destro. Coerente.


L’imprescindibile Cuadrado



Pietra dello scandalo tra società e Antonio Conte prima, arrivato due anni dopo in una operazione in prestito con diritto di riscatto dal Chelsea, quando ormai sulla panchina bianconera sedeva Massimiliano Allegri, Juan Cuadrado è come un buon vino, che migliora invecchiando.

Sono 5 per lui gli assist nella fase a gironi ed è difficile non spellarsi le mani a forza di applausi a un calciatore che è in grado di giocare in qualsiasi posizione della fascia destra senza che ne risentano le sue prestazioni, e al cui talento ci appoggiamo a tal punto che una sua prestazione appannata – come il ritorno contro il Ferencváros – sembra essere l’ago della bilancia per la valutazione dell’intera squadra.

Lui è solito ringraziare Dio dopo ogni vittoria, è il momento che anche i tifosi si prostrino alle divinità del pallone per aver fatto approdare il colombiano a Torino, ormai un lustro fa.


Bentornato Alex Sandro



Chiariamo una cosa. A Frabotta vogliamo bene tutti, però il ritorno di Alex Sandro è una delle cose migliori che potevano succedere a questa squadra. Finalmente con il calciatore brasiliano la Juve non è più tutta sbilanciata sulla destra, dove l’asse Danilo – Cuadrado era uno dei più chiamati in causa in questa prima parte di stagione, ma ha modo di sfogarsi anche a sinistra dove l’ex Porto, oltre a dare ordine nella sua porzione di campo, è anche in grado di saltare l’uomo e di avere un approccio discretamente creativo al ruolo.

Per lui un assist per la testa di Chiesa a inizio dicembre contro la Dinamo Kiev e una partita da 8 contro il Barcellona in 270° minuti complessivi giocati in questa fase a gironi.

Ci sei mancato.


Squadre che giocano vs Pullmann



La fase a gironi – rispetto al campionato e alle partite a eliminazione diretta – permette alle squadre che vi partecipano di incontrare avversari dallo stile di gioco e della qualità tecnica molto diverse tra loro.

Non a caso la Juventus ha dimostrato le sue qualità e i suoi difetti in maniera più netta proprio contro l’avversario migliore del girone e contro il peggiore.

Con il Barcellona abbiamo dimostrato che quando una squadra ci sfida a viso aperto abbiamo tutte le qualità tecniche e mentali per mettere la partita sui giusti binari in modo da colpire e fare male.

D’altro canto contro una squadra come il Ferencváros, che ha messo il Pullmann davanti alla sua area per impedire alla Juve di sfogare il suo arioso gioco offensivo, la fatica è stata troppa, con un possesso palla sterile e gli attaccanti in difficoltà nell’uscire dalgli spazi congestionati della metà di campo ungherese.


Non prendere atto di questo limite significherebbe avere una fiducia immotivata nella squadra; bisogna invece ricercare una soluzione, e Mister Pirlo lo sa (è una persona intelligente).


La serata in cui Cristiano Ronaldo ha rubato la palla a Messi



Se fra 10 anni mi dovessero dire qual è il momento più iconico della permanenza di Cristiano Ronaldo alla Juventus sono già sicuro della risposta: quando al Camp Nou in una partita dominata, e già praticamente portata a casa, uno dei due attaccanti più forti di tutti i tempi ha rubato il pallone in difesa all’altro, rendendolo per un momento inoffensivo. Unico.

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