"Bisogna essere in forma a marzo"
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  • Immagine del redattoreCarlo Barone

"Bisogna essere in forma a marzo"

Il fatidico mese di marzo è arrivato, quello in cui “bisogna essere in forma”, dove i carichi di lavoro effettuati dovrebbero dare i loro frutti e la squadra girare al massimo. “Bisogna essere in forma a marzo”: quante volte abbiamo sentito questa frase? Tantissime. Viene dunque da pensare che effettivamente la Vecchia Signora sia al suo apice in questo periodo… e invece la situazione della Juventus adesso è quella pestilente dell’inizio dell’Iliade, quando il campo acheo viene preso di mira dai dardi di Febo Apollo, irato a seguito del ratto di Criseide da parte di Agamennone.

Un mese più nominato di questo nel calcio quasi non c'è, solo giugno forse...

Allegri starebbe da Dio in politica: in quanto a promesse non mantenute sta battendo chiunque. In particolare, vogliamo andare a rivangare cosa disse al suo arrivo: “Sono qua per creare valore”. Ad oggi, l’unico valore aumentato è la concentrazione di bile nei nostri fegati. Non ha portato letteralmente nessun miglioramento rispetto al predecessore – e detto predecessore è un dilettante allo sbaraglio, che quantomeno una mezza idea di gioco la proponeva. L’identità della Juventus ora come ora è la stessa del “palla a Ronaldo e preghiamo”, solo senza Ronaldo. Incredibile a dirsi, questo schema non funziona. La squadra ristagna in quel limbo situato a distanza di sicurezza dalle inseguitrici, ma troppo lontano dalle inseguite, col risultato di un’annata anonima tendente al tragicomico, che sarebbe perdonabile, se in squadra non ci fossero Dybala, Locatelli, de Ligt e compagnia bella, più un certo signore serbo giunto in quel di Torino a gennaio. Su Paolino cenno a parte: il supposto incontro di ieri, non concretizzatosi, ha probabilmente messo la parola fine alla telenovela rinnovo, con la Joya che, finalmente, con tutta probabilità sarà lontana da Torino l’anno prossimo. Tornando alla Juventus, la supposta creazione di valore è la bugia più grande d’annata: storicamente Allegri non è allenatore che lancia i giovani, ma quantomeno in passato qualche “azzardo” (Nainggolan ai tempi di Cagliari, Kean, De Sciglio quando ancora sembrava un calciatore ecc…) si era visto. Ora come ora, piuttosto che far giocare i giovani fa due cambi su cinque a partita, ottenendo demoralizzazione in detti giovani e spompamento fisico totale nei titolari, che, vista la concomitante pestilenza infermieristica, si trovano a giocare tante partite in tempi risicatissimi. Senza contare che Aké viene richiesto a gran voce, e dopo un tempo contro una Fiorentina, partita dove viene costretto praticamente a terzino e trovandosi contro Saponara e Biraghi in giornata di grazia, viene bocciato apertamente e mai più riproposto. Insomma, non è migliorato niente rispetto al passato: sempre la solita schifezza, sempre la solita squadra sterile. La manovra offensiva è addirittura peggiorata, a memoria quest’anno le partite con più di uno-due gol al massimo si contano sulle dita di una mano. Neanche alla Salernitana siamo riusciti a farne tre, per la miseria. Infine, tornando all’“essere in forma a marzo”: è un grande classico, ma regolarmente disatteso. Si verifica un infortunio muscolare a partita, abbiamo praticamente cinque effettivi in forma nel momento più delicato dell’anno, ed è così da sempre. Ecco un’idea pazzerella e sbarazzina: cambiare preparatori atletici? L’Inter di Conte, in quella che atleticamente parlando è stata forse la stagione più complicata di sempre da preparare, con l’estate precedente piena a giocare ogni tre giorni, non ha visto un suo effettivo infortunato grave, non uno. Qua abbiamo praticamente l’undici titolare fuori fino a data da destinarsi, e una moria così è una costante quasi annuale. Ci siamo rotti il… [Corrado Guzzanti, dillo tu] di tutto questo, è grottesco creare una squadra con pretese di affidabilità e poi avere chiunque rotto quando conta. Insomma, questo più che un articolo è stato un rant, uno sfogo. Vogliamo sperare utopisticamente che abbia l’effetto di spronare i ragazzi e l’allenatore qualora lo leggessero, perché fare meglio di così è decisamente possibile. E ci crediamo, tutti.

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