Una finale è un punto di partenza.
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Una finale è un punto di partenza.

2 marzo 2020: il Comitato Esecutivo UEFA assegna all’Allianz Stadium di Torino la finale della Women’s Champions League 2022. Lo stadio bianconero dunque tornerà a riempirsi per un evento di calcio femminile, come successo nel marzo 2019 per la sfida-scudetto tra Juventus e Fiorentina, quando i biglietti staccati furono oltre 39.000.

Torino, Allianz Stadium, 24/03/2019: Juventus-Fiorentina - mediagol.it

Cosa c’è di così eccezionale? Riavvolgiamo il nastro e facciamo un passo indietro nel tempo, quando la Juventus Women ancora non esisteva.

Maggio 2015: con la finale della Women’s Champions League 2016 appena assegnata al Mapei Stadium di Reggio Emilia, in assemblea della Lega Nazionale Dilettanti (all’epoca organo di competenza per il calcio femminile) alcuni consiglieri sottolineano lo scarso sostegno della federazione per lo sviluppo del movimento. Stizzito, il Presidente LND Felice Belloli risponde così: «Basta, non si può sempre parlare di dar soldi a quattro lesbiche!» Pochi giorni dopo ad Abano Terme il Brescia CF di Rosucci, Girelli e Bonansea solleva la Coppa Italia davanti a forse duecento spettatori. Le squadre si rifiutano di ricevere il trofeo, posato su un tavolino di plastica da supermercato, da parte di esponenti della LND. A premiare le vincitrici è Paola Brumana, capitano del Tavagnacco secondo classificato. Tutto ciò mentre gli USA di Carli Lloyd e Alex Morgan vincono per la terza volta il campionato del mondo nella finale di Vancouver, davanti a 56.000 spettatori.

Una finale è un punto di partenza: il polverone alzato mette spalle al muro la Federazione, e il Presidente FIGC Carlo Tavecchio prende i primi provvedimenti per accelerare lo sviluppo. Con la possibilità di cessione del titolo sportivo, nel giro di 3 stagioni nascono Fiorentina Women, Empoli, Sassuolo, Juventus, Chievo, Milan, Verona, Roma e Inter. L’avvento dei grandi club permette finalmente alle ragazze di allenarsi in strutture al top, seguite da staff tecnici e medici professionisti. La Juventus appena entrata infila subito la doppietta 2018-2019 e si appresta a completare il tris, la nazionale è reduce dalla splendida cavalcata al Mondiale di Francia 2019, la popolarità delle ragazze è aumentata notevolmente tanto che gli sponsor e i marchi sportivi fanno a gara per averle come testimonial. Dalla stagione in corso TimVision è title-sponsor del massimo campionato e insieme a Sky Sport trasmette tutte le gare della settimana.


Fifa WWC 2019, Italia-Jamaica - calciomercato.com

Torniamo a parlare di Juventus: si può quindi puntare concretamente alla finale in casa nostra? Dalle parole del Presidente Andrea Agnelli, traspare un cauto ottimismo: «Siamo molto felici di questa assegnazione che testimonia il buon lavoro di Juventus sia sul fronte delle strutture sportive per eventi internazionali di alto profilo, sia l'impegno quotidiano per lo sviluppo del calcio femminile che negli ultimi anni è salito prepotentemente alla ribalta. Saranno due anni di duro lavoro per tutti, è nostra intenzione offrire al mondo uno spettacolo all'altezza […]» Traguardo ambizioso, ma non impossibile. Dall’edizione 2021/22 tra l’altro, la competizione ricalcherà il format del torneo maschile, con fase a gironi, ottavi di finale e così via, permettendo alle squadre di giocarsi la qualificazione nell’arco di sei gare anziché due (l’attuale tabellone prevede subito i sedicesimi di finale, dando perciò un enorme peso al sorteggio).

Alla prima partecipazione nel 2018 la Juventus Women è stata eliminata proprio ai sedicesimi dalle danesi del Brondby IF; dopo il 2-2 della gara di andata, è stata fatale la rete subita nell’1-0 in Danimarca. Nell’arco del confronto le chance per portare a casa la qualificazione non sono mancate, ma la maggior esperienza e fisicità delle danesi hanno avuto la meglio.

Nella stagione corrente invece l’urna di Nyon ha riservato al primo round le vicecampionesse d’Europa del Barcellona, corazzata che annovera nel proprio roster stelle del calibro di Lieke Martens, Jenni Hermoso e Alexia Putellas. Nonostante il complessivo 4-1 finale in favore delle Blaugrana, i segnali di crescita mostrati dalla Juventus sono stati evidenti e in entrambe le sfide non sono mancate le occasioni da gol; ancora una volta però la corsa europea bianconera si è arrestata a settembre.

2019, UWCL, Juventus-Barcellona. Alexia Putellas, Sara Gama, Jenni Hermoso - juventus.com

La qualificazione all'edizione 20/21 è quasi conquistata, e sebbene ci saranno ancora squadre potenzialmente superiori, la Juve sarà come sempre pronta a giocarsela. Solo il tempo ci dirà cos'altro manca per mettere nel mirino la finale dell’Allianz Stadium. Certo in soli due anni non sarà facile colmare il gap nei confronti dei vari Lione, Wolfsburg, Barcellona, Chelsea o Arsenal, ma il conseguimento dei risultati attraverso lavoro e programmazione è da sempre un tratto distintivo del DNA bianconero, che permette di guardare al futuro con la giusta fiducia e con ottimismo. Non a caso, il principio centrale della Juventus recita “Live Ahead”, guardare avanti, vivere avanti.

Al di là del risultato del campo, l'evento dovrà essere un nuovo punto di partenza per il calcio femminile italiano ed europeo, proiettandolo verso un pubblico ancor più numeroso e colmo di entusiasmo. L'occasione infine, servirà anche ad attirare altre bambine e ragazze verso il mondo del pallone. Ricordiamo che l’Italia conta solo 20.000 tesserate, ben poche se confrontate ad esempio con le 180.000 dell’Olanda vicecampione del mondo. Una tale filiera garantisce un continuo ricambio generazionale oltre alla possibilità di scovare nuovi talenti da “coltivare in casa”, con tutti i noti vantaggi che ne conseguono a livello tecnico, economico e di immagine.

E chissà che un evento simile non sia la giusta scintilla per portare giocatrici di fama mondiale nel nostro campionato, un’operazione “alla Cristiano Ronaldo” per intenderci, questa volta però al femminile.

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