Che la partita di ieri sera avesse pochi argomenti da esprimere era cosa nota a tutti. I bianconeri tornavano in campo appena 3 giorni dopo aver festeggiato la conquista del 38esimo scudetto, nonché 9o consecutivo.
Di fronte c'era il Cagliari di Zenga, reduce da una salvezza conquistata con largo anticipo, tuttavia motivato nel dover affrontare una grande squadra come la Juve contro la quale non vinceva da ben 11 anni.
È stato proprio questo a fare la differenza per l'esito finale della gara: le motivazioni.
La squadra di Sarri è andata incontro ad una brutta sconfitta per 2-0, al termine di 90 minuti a basso tasso di ritmo e spettacolarità.
I sardi hanno interpretato meglio la partita ed hanno difeso con compattezza e grande abnegazione per poi tentare trovare in contropiede.
Gli ospiti invece han tentato come sempre di fare possesso, tenendo un baricentro mediamente alto, cercando il varco giusto al momento opportuno.
Ciò che lascia perplessi è la carente velocità di gioco con la quale i bianconeri hanno provato invano ad aggirare l'ostacolo Cagliari.
Alcune chances ci sono state, quasi tutte però riconducibili a tiri dalla distanza. L'area di rigore rossoblù è rimasta sostanzialmente un tabù fino al fischio finale.
Ciò che rimane è un Ronaldo nervoso per non essere riuscito ad incrementare il suo bottino stagionale di reti in vista di classifica cannonieri 19/20, scarpa d'oro e record all time di reti in un singolo campionato per la Juve, detenuto al momento ancora da Borel, fermo a 32.
I compagni di squadra del portoghese in realtà non han fatto molto per aiutarlo: testa bassa e, il più delle volte, servizi tardivi ed imprecisi.
Ciò che maggiormente desta perplessità è la consapevolezza da parte del tifoso che quello di ieri sera, per quanto giustificabile visto lo scudetto portato in gloria solo 72 ore prima, non è nient'altro che un copione già visto in tutta la stagione, ma si potrebbe anche dire negli ultimi due anni.
Una squadra che non riesce a restare mentalmente sintonizzata per tutta la gara, che ostenta fragilità e che dà l'impressione di poter crollare con eccessiva frequenza e semplicità.
Tuttavia, nel marasma negativo di ieri sera, qualche luce bianconera ha illuminato la Sardegna Arena ed ha lanciato input importanti a tutto l'ambiente Juve.
Parliamo dei giovani. Dopotutto "Juventus" non è nient'altro che l'etimologia latina della parola "gioventù". E se la giusta strada da percorrere fosse proprio quella primordiale?
Lo scarto di freschezza e di entusiasmo tra i giovani dell'under 23 scesi in campo ieri sera e buona parte dei calciatori della prima squadra è stato impressionante ed ha portato a riflettere.
È stato sufficiente inserirne pochissimi nell'11 titolare - dall'inizio o subentrati - per rendersi conto di quanto sia cambiata in meglio la squadra.
Muratore è stato l'unico ad esordire dal 1’ed ha offerto una prova di sostanza e qualità, mostrandosi decisamente più in palla dei più esperti compagni di reparto.
Gli stessi Olivieri e Peeters hanno avuto un buon impatto sulla gara in rispettivamente 5 e 15 minuti avuti a disposizione.
Ad aver attirato la maggior parte dell'interesse di tifosi e addetti ai lavori è stato però Luca Zanimacchia, talento classe '98 ex Genoa. Questo ragazzo, subentrato a Pjanic al 61,' ha messo in mostra un armamentario di gran valore: corsa, tecnica, piede, personalità, c'era tutto in quella sua mezz'ora.
Si è reso più pericoloso di Bernardeschi, scalato poi mezz'ala. Il ragazzino ha strappato, puntato l'uomo, messo tanti cross interessanti e a fine gara solo un gran salvataggio di Cragno gli ha impedito di andare a rete con uno splendido tiro dalla distanza.
L'augurio è che la partita di ieri sia servita ai bianconeri per prendere coscienza di come a volte non occorra essere astri nascenti del calcio mondiale per riservarsi una vetrina importante, ma sia sufficiente essere giovane e affamato. O anche semplicemente affamato.
Chi vuole intendere in dirigenza, intenda.
Alla prossima!
Comentários