Abbiamo voluto elencare qui cinque buoni motivi per cui il ritorno di Massimiliano Allegri è una disgrazia per la Juventus. Non sei d'accordo con noi? Leggi anche il nostro articolo sul perché questo ritorno sia una manna dal cielo (https://www.juniverse.eu/post/5-motivi-per-cui-l-allegri-bis-%C3%A8-la-migliore-soluzione-possibile)
1) La confusione totale della società
Il ritorno del tecnico livornese dimostra chiaramente il fallimento della dirigenza juventina che, se pure dovesse tornare al successo con Max Allegri, lo avrebbe raggiunto in maniera assolutamente casuale e senza un minimo di programmazione.
Dopo averlo usato ingenerosamente come capro espiatorio di una stagione negativa per una serie di ragioni, nel 2019 Allegri saluta la Juve, che lo sostituisce con Sarri con l’obiettivo dichiarato di costruire per il futuro. Scenario che,tuttavia, non si avvera, perché la rosa risulta inadeguata e testualmente “inallenabile”, ragion per cui la dirigenza torna sui propri passi e decide di terminare anzitempo anche l’esperienza Sarri.
A quel punto viene chiamato un esordiente Andrea Pirlo, una mossa che appare sin da subito rischiosa.
Manco a dirlo, anche il “Maestro” paga la colpa di una rosa corta e la propria inesperienza, e viene esonerato subito dopo la conquista del posto in Champions e la vittoria della Coppa Italia.
La dirigenza compie dunque la quarta scelta tecnica diversa in quattro anni, e bisognerà vedere se, almeno stavolta, le richieste di mister Allegri sul mercato verranno esaudite, o se l’allenatore livornese pagherà di nuovo tutte le colpe dell’assenza di un progetto chiaro.
2) Il ringiovanimento
Massimiliano Allegri non è mai stato un allenatore molto predisposto al rischio e alla promozione dei giovani talenti. Normalmente l’esordio dei ragazzi sotto la sua gestione avveniva a campionato ormai chiuso e negli scampoli di partita, e si fatica a ricordare anche solo un ragazzo da lui lanciato nel mondo dei grandi. Forse il solo a rientrare in questa categoria è Moise Kean, del quale ricordiamo però anche l’enorme difficoltà nel conquistare un posto da titolare fisso nonostante un finale di stagione da quasi un gol a partita e contemporaneo ad un calo di prestazioni dei suoi compagni di reparto.
La programmazione per il futuro è essenziale in ottica juventina, e si spera che Allegri dia una svolta da questo punto di vista.
3) I meme sui cavalli
Come dimenticarsi i meme sul “horto muso”, su Minnesota, nonché il famosissimo “sei intenditore d’ippica?”
Le metafore sul mondo equestre sono una caratteristica imprescindibile di Max Allegri, e negli ultimi 8 anni ne abbiamo potute sentire tantissime, che hanno dato origine a migliaia di meme e battute ad esse ispirate. C’è un solo problema in tutto ciò: hanno cacat’ u cazz’.
Allegri è l’allenatore più memabile della Serie A, e il fossilizzarsi sulle stesse battute DA ANNI non fa ridere nessuno se non chi si accontenta di una comicità scontata e banale. Ecco, l’ho detto.

4) Il calcio della gestione
Sì, è vero, con la gestione dei risultati e con gli 1-0 che addormentano la partita Allegri ha in parte costruito la propria fortuna e vinto tantissimo. Esistono partite che vanno aspettate - in cui il segnare e difendere con ordine è la soluzione migliore per arrivare al risultato - ma, al tempo stesso, è rischioso non mutare mai atteggiamento anche quando necessario (e vorremmo che fosse chiaro, QUANDO NECESSARIO), privilegiando un gioco più verticale e offensivo.
Questa assurda crociata per l’uno o per l’altro stile di gioco è probabilmente figlia degli scontri tra la Juventus di Allegri e il Napoli di Sarri visti a metà del decennio scorso, e la vittoria costante dello scudetto da parte del primo ha convinto molti che con un gioco come quello sarriano non si possa vincere; la battaglia ideologica si è inasprita, inoltre, quando lo stesso Allegri ha iniziato a ricevere critiche pubbliche per il suo credo, critiche che si sono a volte tramutate in infervorati dibattiti che hanno spinto il tecnico livornese a trincerarsi ancora di più sulle sue posizioni.
All’interno di questo teatri ci si dimentica spesso, però, che da quasi un decennio la Champions viene vinta da squadre a trazione anteriore, e che lo stesso Allegri è arrivato in fondo alla competizione quando ha portato 7 giocatori in attacco tra punte, terzini di spinta e centrocampisti di inserimento (a Berlino) oppure quando ha schierato 4 attaccanti in contemporanea e utilizzato dei terzini iperoffensivi come Dani Alves oppure il primo Alex Sandro (a Cardiff).
Come chiunque saprà, nel calcio non esiste una soluzione evergreen valida per tutti gli avversari e tutte le partite, di conseguenza una squadra capace di giocare ad una sola velocità riuscirà forse a vincere la Serie A (e sinceramente, al livello attuale, dubitiamo anche di questo), ma in Europa si troverà spaesata.
Ci auguriamo che Allegri metta da parte le battaglie ideologiche e torni a sperimentare come ha sempre fatto nella sua carriera e come siamo sicuri che sa fare, al fine di preparare la Juve ad ogni possibile circostanza di gioco senza pregiudizi di sorta.
5) Lo spreco di vestiti
Siamo contrari alla violenza sulle giacche e crediamo vada condannata ad ogni costo.

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